Chi sarà la nuova campionessa del mondo tra le Élite?
I campionati del mondo non si fermano mai: oggi, infatti, lo Yorkshire sarà attraversato dal plotone femminile, pronto a giocarsi la maglia più prestigiosa del mondo. Saranno i 149.5 chilometri da Bradford ad Harrogate a decidere il nome dell’atleta che avrà l’onore di indossare la maglia iridata nel 2020. La prova può essere suddivisa in due momenti. Nei primi cento chilometri le insidie maggiori arriveranno dalle ascese di Norwood Edge e Lofthouse: nulla di che quanto ad altitudine – nessuna delle due arriva a cinquecento metri d’altezza – ma significative perché poste nei chilometri iniziali, quando molte atlete non avranno ancora avuto modo di rodare la pedalata mentre altre ancora saranno pronte ad approfittarne. Quando all’arrivo mancheranno poco meno di cinquanta chilometri si entrerà nel circuito finale, da ripetere tre volte. L’altimetria presenta un tracciato frastagliato a cui le atlete dovranno prendere le misure. Il finale si presenta aperto a più conclusioni: arriverà una fuga da lontano? Oppure sarà il gruppo delle favorite a monopolizzare l’attenzione?
Anna van der Breggen

Classe 1990, Olanda. Vincitrice della prova in linea a Innsbruck. La sua prima partecipazione a un mondiale élite risale al 2015: bronzo nella cronometro a squadre e argento nella cronometro individuale e in linea. Nel 2017 a Bergen si ripete conquistando l’argento sia nella cronometro a squadre che in quella individuale. L’anno scorso a Innsbruck, dopo due medaglie d’argento è arrivato, l’oro nella gara in linea. Quest’anno, dopo una stagione ad alto livello, è servita una strepitosa Chloé Dygert per strapparle il titolo nelle prove contro il tempo. Un bersaglio, visto i precedenti, lo centrerà: se fosse il più importante si tratterebbe di uno storico bis.
Annemiek van Vleuten

Classe 1982, Olanda. Si ripropone il paradosso: le uniche atlete che sembrano in grado di poter battere le olandesi sono le olandesi. Vale anche per le neerlandesi. Alla Van Vleuten manca la maglia iridata della prova in linea; nel 2017 e nel 2018, tuttavia, ebbe la possibilità di vestire l’iride conquistata nelle cronometro. Quest’anno, almeno nella prova contro il tempo di qualche giorno fa, è apparsa in calo – senza voler enfatizzare una situazione tutt’altro che disastrosa. Chissà che dopo una stagione da autentica cannibale che l’ha portata a dominare il Giro Rosa non abbia scelto di sacrificare la prestazione nella cronometro in favore di una stabile tenuta sul tracciato in linea. Sarebbe un’ulteriore perla in una carriera di incommensurabile valore.
Marianne Vos

Classe 1987, Olanda. Dal 2006 al 2013 la garanzia “mondiale” per eccellenza: oro nel 2006, 2012, 2013, argento negli anni restanti. Vos ha seguito un percorso contrario rispetto a quello di van Vleuten: è passata dall’essere un’atleta da corse a tappe ad un’impressionante cacciatrice di traguardi giornalieri, tappe o classiche non fa differenza. Le quattro tappe al Giro Rosa e la straordinaria performance ne La Course by le Tour de France sono una testimonianza della nostra tesi. Il percorso le si addice: l’ennesimo indizio di un delitto annunciato, almeno sulla carta fin troppo facile da risolvere.
Marta Bastianelli

Classe 1987, Italia. Non è un’illusione: sono effettivamente passati dodici anni da quando una Bastianelli ventenne si impose a Stoccarda. Il tempo, però, più che misurato va pesato. Se è vero che i primi anni dopo quella vittoria furono difficili, è altrettanto vero che da quell’impasse Bastianelli è ormai uscita da tempo. Ha cambiato carattere e modo di approcciare gli eventi a cui partecipa, ha ritrovato leggerezza. L’anno scorso il campionato europeo, quest’anno il Giro delle Fiandre ed il campionato italiano. C’è voglia di sorprendere e c’è il tempo per farlo. Marta Bastianelli, quando indica un appuntamento, è di parola. Aspettiamola. Per tornare a vincere dopo il 2011 di Giorgia Bronzini.
Katarzyna Niewiadoma

Classe 1994, Polonia. Margini di crescita notevolissimi per l’atleta nativa di Limanowa. Già due volte campionessa europea nella prova in linea riservata alle Under 23, Niewiadoma ha dimostrato in particolare nelle corse a tappe di aver migliorato notevolmente tanto il fisico quanto la testa. Il suo Giro Rosa è la prova decisiva: partita in rosa dopo la cronometro a squadre di Castellania, pur perdendo decisamente dalle migliori in salita non ha ceduto ed è riuscita a concludere la corsa in quinta posizione. Il percorso, complicato ma non proibitivo, sembra disegnato per lei. Sarebbe la prima polacca a vestire la maglia di campionessa del mondo.
Amanda Spratt

Classe 1987, Australia. L’anno scorso conquistò l’argento e nessuno rimase sorpreso: non perché la medaglia non fosse importante, ma perché tutti se l’aspettavano. È anche vero che il tracciato era completamente differente e consentiva evoluzioni diverse. A Harrogate crediamo dominerà l’imprevedivibilità. Non a caso accostiamo questa parola a Spratt: le qualità da pistard potebbero consentirle di inventarsi un’azione pericolosa, sfruttando le tante difficoltà planimetriche del percorso e lo stupore che una mossa simile potrebbe suscitare tra le favorite. E sappiamo bene che in terra inglese, anche a causa del tempo atmosferico incerto, la capacità di fare di necessità virtù è all’ordine del giorno.
Cecilie Uttrup Ludwig

Classe 1995, Danimarca. La più giovane fra le atlete da noi attenzionate. Perché? Intanto per i risultati di quest’anno, come ad esempio il terzo posto al trofeo Alfredo Binda e al Giro delle Fiandre. Ma il racconto di Ludwig non finisce qui: tecnicamente è una scalatrice ma ha fantasia da vendere; se Dideriksen, sua connazionale, ha senza dubbio più esperienza e risultati dalla sua, Ludwig può trarre vantaggio da un controllo più blando da parte delle rivali, che abbinato alle sue caratteristiche la pone quasi certamente tra coloro le quali proveranno a rovinare i piani delle favorite. La parola d’ordine qui è gioco di squadra.
Amalie Dideriksen

Classe 1996, Danimarca. È il suo ruolino di marcia ai mondiali che ci fa considerare Dideriksen una delle possibili favorite, ventitré anni compiuti a fine maggio e un titolo di campionessa del mondo in tasca da ben tre anni. Doha 2016 la consacrò agli occhi del panorama internazionale appena ventenne. Quel risultato non fu un’eccezione e lei non è stata una meteora. L’anno successivo a Bergen, nel mondiale vinto da Chantal Blaak, salí ancora sul podio, sul terzo gradino, con al collo la medaglia di bronzo. L’anno scorso il tracciato non la favoriva. Questo 2019 potrebbe essere l’anno del ritorno.
Lisa Brennauer

Classe 1988, Germania. In pista e contro il tempo sarebbe una delle favorite assolute: contro le lancette, infatti, ha già ottenuto l’oro a Ponferrada nel 2014 ed il bronzo a Richmond nel 2015. Brennauer, tuttavia, è una di quelle atlete che non partecipa per il gusto di farlo: qualcosa fa, sempre. A questo aggiungiamo l’ottima condizione mostrata nelle ultime settimane di corsa: suo, per dire, il successo al Challenge by La Vuelta. I risultati non sono indicativi soltanto per il loro prestigio, ma anche – se non soprattutto – per il morale e la convinzione che infondo. Questo è il caso di Lisa Brennauer, un’atleta che nessuno può concedersi il lusso di sottovalutare.
Hannah Barnes

Classe 1993, Inghilterra. Per caratteristiche tecniche e spunto veloce la consideriamo il capitano della nazionale inglese. Crediamo però che i gradi saranno ben ripartiti all’interno dell’Inghilterra: se Hannah Barnes parte con i favori del pronostico, come non citare Elizabeth Deignan e Elizabeth Banks, una delle novità stagionali? Accanto ad Hannah ci sarà anche la sorella minore, Alice.
Altre

Il rischio concreto era quello di nominare quasi esclusivamente atlete olandesi: ci saranno anche Chantal Blaak, Lucinda Brand e Amy Pieters e i numeri sulla loro schiena saranno controllati da gran parte dei commentatori al seguito. Gli Stati Uniti puntano molto sulla ventisettenne Coryn Rivera, ma al suo fianco troviamo anche Tyler Wiles e Ruth Einder. Per il Canada, invece, il nome più gettonato dovrebbe essere quello di Karol-Ann Canuel. Forse le sue caratteristiche non sono le più adatte, ma attenzione anche alla sudafricana Asleigh Moolman Pasio.
Anche le azzurre hanno più alternative: se il nome più quotato è quello della Bastianelli, mantengono un certo fascino ipotesi che rispondono al nome di Elisa Longo Borghini, Soraya Paladin e Letizia Paternoster. Giovane e talentuosa è anche Juliette Labous, appena ventenne, che proverà a scalfire le certezze altrui insieme alla compagna Audrey Cordon-Ragot. E se dovesse essere fuga? I nomi si sprecano: dall’israeliana Omer Shapira fino alla spagnola Ane Santesteban, passando per la lituana Rasa Leleivytė e la lussemburghese Christine Majerus.
Foto in evidenza: ©Granada