World Tour 2019: Team Sunweb, Trek-Segafredo, UAE-Team Emirates

Team Sunweb

Immagine da Twitter @Team Sunweb

Sono soltanto cinque i corridori del Team Sunweb che hanno almeno trent’anni: questa freschezza rende la squadra tedesca una delle più meritevoli d’attenzione. I giovani da seguire sono molti: Hamilton, Hirschi (campione del mondo tra i dilettanti a Innsbruck), Kämna, Kanter, Power, Storer. Sono giovani anche Oomen e Vervaeke ma per quello che hanno già fatto vedere sono chiamati a muoversi con più autorevolezza. Kragh Andersen e Bakelants sono due jolly che farebbero comodo a chiunque, Matthews e Walscheid le sole ruote veloci che andranno a caccia di traguardi parziali nei grandi giri con un occhio di riguardo alle classiche e semiclassiche adatte alle loro caratteristiche. Il vero Team Sunweb la vedremo però durante le corse di tre settimane. Dumoulin è ancora il capitano, Roche e Kelderman i luogotenenti dalle cui prestazioni non possono prescindere né il faro olandese né la squadra tedesca.

 

Trek-Segafredo

Immagine da Twitter @Trek-Segafredo

Per i tifosi italiani le vicende della Trek-Segafredo assumono sempre un’importanza diversa e quindi maggiore. Scorrendo la composizione del team si capisce facilmente perché: cinque corridori di nostra conoscenza che devono rilanciarsi o consacrarsi. Moschetti è reduce da una brillante stagione passata alla Continental di Contador e Basso: è vero che ha soltanto ventidue anni ma non aspettarsi niente è impossibile. Ciccone farà esperienza a fianco di Mollema e Porte ma sarà libero di mettersi in proprio e capire se la sua dimensione è quella dei successi di tappa o della classifica generale. Conci è al secondo anno nella massima categoria: lo scorso anno ha raccolto qualche piazzamento incoraggiante e da quello che viene ci si deve aspettare un miglioramento. Per Brambilla e Felline va fatto il ragionamento opposto. Sono due outsider interessanti, nel palmarès hanno poche affermazioni ma buone. Il primo ha trentuno anni e il secondo ventotto: è l’ultimo treno per ritrovare la forma dei giorni migliori, altrimenti li attenderà il pur nobile gregariato o un’esperienza altrove, non è da scartare l’ipotesi di una Professional. La Trek è però anche alla disperata ricerca di un grande giro o di una classica monumento. Potrebbe essere l’anno buono per Stuyven al Nord: l’intesa con Degenkolb sembra buona, non si sono mai ostacolati, anche se il tedesco è apparso in ripresa nel 2018 e potrebbe giocarsi le proprie carte. Terzo ma non ultimo è Pedersen, ventitré anni e un magnifico secondo posto ottenuto al Giro delle Fiandre 2018: sarà una pedina preziosa per i due capitani. Mollema, a meno di intoppi, dovrebbe garantire un buon Giro d’Italia: verosimilmente un posto tra i primi dieci e magari un successo di tappa dopo esserci già riuscito alla Vuelta e al Tour. Alla Boucle il capitano sarà Porte: se rimarrà in piedi sarà uno dei clienti più scomodi per il Team Sky e la Movistar, altrimenti assisteremo per l’ennesima volta ad un film già visto e con un finale struggente. Sarebbe davvero un peccato se il tasmaniano terminasse la carriera senza aver mai concluso una grande corsa a tappe quantomeno sul podio.

UAE-Team Emirates

UAE – Team Emirates sul palco delle premiazioni del Santos Tour Down Under – Foto @Twitter UAE – Team Emirates

Scorrendo i nomi la UAE ha poco da invidiare a corazzate come Quick-Step e Sky. Daniel Martin e Kristoff vantano due Monumento a testa e diversi successi parziali, Rui Costa ha in bacheca un Mondiale, tre edizioni del Giro di Svizzera, tappe al Tour de France e troppi piazzamenti; Gaviria ha corso un 2018 da protagonista ed è uno, se non il, dei velocisti più forti del circuito, Henao e Ulissi due scattisti di tutto rispetto seppur limitati. Di Aru non c’è più nulla da dire: adesso c’è da pedalare e soltanto tra qualche mese potremo tirare le prime somme. Il rischio della UAE potrebbe essere proprio quello di aver puntato, e di puntare ancora, su troppi capitani (discontinui o in fase calante, per giunta, come Martin, Kristoff e Rui Costa): ad oggi non sappiamo per chi correrà la squadra durante le classiche o le grandi corse a tappe. L’altro problema, va da sé, è legato al resto del gruppo: scommettere su nomi prestigiosi, e quindi costosi, significa allestire una formazione che non sembra in grado di sopperire alle eventuali defezioni dei capitani. Un ambiente, quello della UAE, che risente tutt’oggi della storica instabilità che caratterizza le squadre di Saronni, che si è defilato proprio pochi giorni fa, a stagione appena iniziata, rischiando di destabilizzare un gruppo per niente sereno. In un contesto del genere giovani talenti come Philipsen, Pogačar, Riabushenko e Consonni potrebbero davvero faticare ad emergere. L’addio di Ganna porta con sé diverse riflessioni.

 

Foto in evidenza: @La Guia del Ciclismo

Davide Bernardini

Davide Bernardini

Fondatore e direttore editoriale di Suiveur. È nato nel 1994 e momentaneamente tenta di far andare d'accordo studi universitari e giornalismo. Collabora con la Compagnia Editoriale di Sergio Neri e reputa "Dal pavé allo Stelvio", sua creatura, una realtà interessante ma incompleta.