Christine Majerus, con personalità e ironia, è sempre al servizio della squadra.
Durante la quarantena Christine Majerus ha tenuto costantemente aggiornato le sue pagine social condividendo i suoi pensieri con ironia, spaziando dalla pazienza alla frustrazione, tanto che quando è uscita di casa per fare la spesa, arrivato il momento di pagare, si accorge di aver dimenticato il codice della sua carta di credito.
A un certo punto, tra una pedalata e l’altra sui rulli, e mentre preparava lo Zwift Tour for All, dove avrebbe corso in appoggio alle sue compagne come d’abitudine, ha sbracato del tutto mettendosi a lanciare borracce nel suo giardino a tifosi immaginari. Poi, nell’ordine: ha pensato di aver rotto i suoi rulli, ma si è accorta che non li aveva collegati; ha ammesso di non essere stata lei a rubare un van Gogh sparito dal museo Singer Laren in Olanda perché «sono in quarantena, quindi non posso essere stata io»; ha iniziato a fotografare uccelli in giardino e pensato di darsi all’ornitologia; ha cucinato il “Lockdown Feel Good Desert”, che non è altro che il Pasteis de Nata, dolce tipico portoghese, «ma io l’ho voluto chiamare così: è qualcosa che normalmente non cucinerei, ma che comprerei nel panificio vicino casa».
Si è presa cura del giardino, ha pedalato per ore davanti alla televisione coniugando il verbo “telelavorare“; ha raccontato di aver sognato di dover correre una Sei giorni in pista, ma che per andare in bagno non si è presentata in tempo alla partenza – «non ne combino mai una giusta, nemmeno nei sogni». Infine ha messo frasi motivazionali sopra dei tortini di riso chiedendo ai tifosi quali avrebbe dovuto portarsi dietro nel suo allenamento virtuale.

Anche questo è Christine Majerus, classe ’87 e ciclista di riferimento in Lussemburgo, che al maschile ha avuto nomi da lasciare alla leggenda – basterebbe citare Gaul -, mentre al femminile è lei che prova a fare la storia, tanto da aver vinto cinque volte negli ultimi sette anni il premio come atleta più rappresentativo del suo paese.
Prima della quarantena, Christine Majerus dava consigli attraverso un blog su come andare in bicicletta: fare foto «ma niente selfie, solo paesaggi, io vado in bici perché godo della natura e mi piace fotografarla» – attività che ha ripreso a fare molto bene, basterebbe fare un salto su Instagram per constatarlo. E poi salutare ogni ciclista che incrocia per strada: azione che ritiene fondamentale per il rilascio delle endorfine. «Saluto sempre tutti, tranne quelli che non portano il casco. Certo, se cadono e si fanno male mi fermo ad aiutarli, anche se non capirebbero comunque».
Punta il dito sulla dieta scagliandosi contro i problemi alimentari che attanagliano lo sport professionistico e scrive di come lei, al termine di ogni allenamento, vada in panificio a comprare del pain au chocolat perché per lei non c’è niente di meglio del cibo. «In cima alla salita che porta verso casa mia c’è una panetteria e io mi fermo sempre a comprare qualcosa: non c’è nulla che mi dia più soddisfazione del fermarmi a scambiare due parole con chi ci lavora e dare anche un supporto economico a quell’attività».
Quando la vedi cucire berretti di lana o donare soldi alle associazioni per i cani che aiutano persone affette da disturbi come l’epilessia, ti chiedi da dove arrivi una così; poi, se guardi il suo palmarès, scopri una ciclista capace di vincere undici volte consecutive il titolo nazionale lussemburghese nel ciclocross e di sfiorare la medaglia mondiale a Valkenburg nel 2016 – quarta alle spalle di Cant, Compton e Brand.

Senza dimenticare i risultati su strada: tredici volte campione nazionale a cronometro e dieci volte in linea. E quando ha potuto mettersi in proprio, ha vinto anche a livello internazionale: due tappe dell’Aviva Women’s Tour, la Dwars door de Westhoek, due volte la Classique Morbihan e di recente la classifica generale del Boels Ladies Tour.
«Ogni anno a Natale compravo un berretto di lana, poi lo scorso anno non ho trovato quello che cercavo e allora mi sono messa a seguire un tutorial su YouTube e ho iniziato a farli io», raccontava due anni fa alla vigilia della gara di Coppa del Mondo di ciclocross a Namur. Il problema fu che riscosse così tanto successo che le sue compagne di squadre hanno cominciato a tormentarla e così Majerus ha dovuto farne uno per ciascuna finendo per prenderci la mano – nell’inverno del 2018 ha deciso di produrne un centinaio e di venderli per beneficenza. «Ho raccolto 3500 euro da dare in beneficenza e oggi avrei voglia di prendermi una pausa non dal ciclismo, ma dal fare a maglia», racconta divertita a un giornale lussemburghese. Aggiunge che le richieste sono state così tante che alcuni le hanno scritto delusi per non aver ancora ricevuto il cappellino. «Appena posso, però, mi rimetto a farli».
Da quando corre con la Boels-Dolmans, a Christine Majerus è riuscito spesso e bene far vincere i suoi capitani: Lizzie Deignan, Amalie Dideriksen, Chantal Blaak, Jolien d’Hoore, Amy Pieters, Megan Guarnier e Anna van der Breggen, tanto per citare alcuni fra i nomi più influenti della storia recente di questo sport e che hanno ricevuto, in corsa e non, il supporto della lussemburghese.
Poi si potrebbe discutere dei suoi meriti e di quelli altrui, ma è certo che una così te la porteresti sempre dietro. Capace di dare un contributo importante sia nella prima parte di corsa («Se solo le corse femminili venissero trasmesse dall’inizio, la gente da casa capirebbe l’importanza del nostro ruolo») che nei finali di gara («Spesso alle mie capacità è richiesto uno sforzo suppletivo e mi ritrovo a combattere con le migliori per dare una mano ai capitani anche vicino al traguardo), Christine Majerus – con o senza bici – è un talento fuori dal comune.

Il fatto di essere sempre al servizio degli altri, infatti, non lo dimostra solo con le sue abilità manuali ma anche in gruppo, e i suoi gesti sono apprezzati dalle sue colleghe: pochi mesi fa è stata eletta da Cycling News come miglior gregario del 2019, un premio che al maschile è stato vinto da Tim Declercq. «Arrossisco alla sola idea che in gruppo mi considerino il gregario più forte del mondo», afferma orgogliosa. «Negli anni ho capito quanto nello sport come nella società aiutare la tua squadra a vincere sia una forma di successo che ti coinvolge personalmente».
Forte, vivace, ironica, senza peli sulla lingua, Majerus non le manda a dire a chi, appena esploso il caos legato al Covid-19, pensava più a godersi un ultimo drink prima del lockdown. «Come si fa ad essere così stupidi ed egoisti?», scriveva sulle pagine di Vox Women. «Paghiamo il prezzo di vivere in un mondo dove contano solo i soldi, dominato dalle fake news, dai complottisti e dalla scarsa fiducia nelle istituzioni. Le persone pensano ancora che il loro piccolo conforto sia più importante della salute di tutti coloro che le circondano».
Ma Christine Majerus sa che con una risata potrà contribuire a rendere meno complesse le difficoltà di questo mondo e allora risponde così alla proposta dell’UCI di usare penne personali al foglio firma della Parigi-Nizza per evitare il contagio. «Dopo l’annuncio dell’UCI, interi stock di penne a sfera stanno andando a ruba: affrettatevi!». Tutto questo è Christine Majerus.
Foto in evidenza: ©Christine Majerus, Facebook