Da piacevole passatempo invernale, il ciclocross è diventato per Dorigoni un vanto.

 

Jakob Dorigoni è un crossista soltanto perché, quand’era esordiente, organizzarono i campionati italiani a tre chilometri da casa sua. Lui ci andò, curioso e neofita. Lo spinsero la noia e il fisico che alla sua età freme, e protesta quando rimane inattivo. La competizione gli piace, così come l’adrenalina della gara, tra avversari da sfidare e ostacoli da sorpassare. Da quel giorno, freddo e fango sono entrati a far parte della quotidianità di Dorigoni, che prima pedalava soltanto su strada e d’inverno faceva il conto alla rovescia per il rientro alle corse, mentre adesso di correre non smette mai, e inganna il tempo in maniera sana e intelligente.

Oltre alla passione, Dorigoni si è accorto di avere anche una certa predisposizione per questa disciplina. Infatti, negli ultimi mesi ha centrato tre podi in Coppa del Mondo, iniziando a farsi conoscere anche al di fuori dell’Italia. Il ciclocross non piace così tanto, nel nostro paese. Dorigoni corre spesso in Belgio, sa quanti soldi investono laggiù, vede le famiglie che vanno alle corse come fossero delle gite. Un altro mondo, in tutti i sensi, tant’è che quando gareggia in Italia, vince i campionati nazionali di categoria abbastanza facilmente. Ha caratura internazionale, Dorigoni. Corre con Pidcock e Iserbyt, ad ogni appuntamento traccia le traiettorie che qualche ora più tardi ripeteranno Van Aert e van der Poel. Li chiama quei due là, come a indicare qualcuno che non ci sta simpatico perché vince sempre, ma che allo stesso tempo rispettiamo proprio per questo.

Dorigoni, non dimentichiamocelo, pedala anche su strada. E se la cava piuttosto bene anche lì. Preferisce strappi e sterrati: se dovesse scegliere una corsa sarebbe la Strade Bianche, se potesse essere un corridore sarebbe Sagan. In principio fu Cavendish, poi venne lo slovacco: perché vinceva, e vince ancora, divertendo e divertendosi. Alla fine, Dorigoni ha scelto il ciclismo proprio per questo: perché per stare in pace con se stesso gli basta poco, perché quando non s’allena va al lago a fare due tuffi con gli amici, perché gli sembra che pedalare dando il massimo sia il miglior modo che esista per divertirsi facendo fatica.

Al mondiale di Bogense, Jakob Dorigoni si è mosso bene. L’abilità nella guida del mezzo e la gestione delle energie hanno sancito un definitivo salto di qualità. Per un momento, è sembrato in grado persino di resistere a Pidcock, mentre per tutta la gara ha dimostrato di poter lottare coi migliori. Per lunghi tratti ha veleggiato tra la terza e la quarta posizione, scacciando l’odore di poltiglia ghiacciata col bronzo della medaglia che sperava di ottenere. Essendo uno dei più promettente della categoria, Dorigoni sogna di poter vivere di questo sport. Intanto, nel mondiale di Pidcock e Iserbyt, chiude quinto, distaccato di appena quattro secondi da Kopecký, quarto. Concludere un campionato del mondo al quinto posto è davvero un buon modo per impiegare il tempo morto e ingannare l’inverno che passa.

 

Foto in evidenza: ©Elisa Haumesser

Davide Bernardini

Davide Bernardini

Fondatore e direttore editoriale di Suiveur. È nato nel 1994 e momentaneamente tenta di far andare d'accordo studi universitari e giornalismo. Collabora con la Compagnia Editoriale di Sergio Neri e reputa "Dal pavé allo Stelvio", sua creatura, una realtà interessante ma incompleta.