Heiri Suter, il primo elvetico a conquistare il nord

Heiri Suter è stato fondamentale nel dare alla Svizzera un movimento ciclistico.

 

 

Heiri Suter è stato uno dei più grandi talenti prodotti dal ciclismo elvetico nella prima metà del ‘900. Atleta eclettico, eccelleva sostanzialmente su ogni terreno. Univa doti di fondo di prima qualità a uno spunto veloce letale. Le grandi classiche divennero ben presto il suo versante d’elezione. Negli anni ’20 conquistò buona parte delle gare in linea più prestigiose del tempo. Nelle manifestazioni della sua terra era pressoché imbattibile, ma fu in campo internazionale che costruì la sua leggenda.

Suter fu il primo atleta capace d’andare a vincere in casa dei fiamminghi. In Francia, oltretutto, travolse tutto e tutti come un ciclone. In Italia trovò una resistenza maggiore, probabilmente poiché le gare nostrane erano meno adatte a lui. Ma, va detto, non si presentava spesso nel nostro paese. Gareggiò anche in Germania nel periodo del boom del pedale tedesco. E fece razzia di traguardi di gran pregio.

Un’idea della sua grandezza è data anche da quanto fatto su pista. Suter era il sesto e più giovane di sei fratelli. Uno di essi, Paul, fu iridato nel mezzofondo nel 1923. Heiri si fece allenare da lui e negli anni ’30 conquistò due titoli nazionali consecutivi nella disciplina. Ancor più impressionante, però, è il terzo posto che raccolse nel 1921, a ventidue anni, nella rassegna elvetica della velocità. Non tanto per l’età, quanto poiché quella è la specialità storicamente più indigesta agli stradisti.

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La Vitesse, come la chiamano i francesi, infatti, non ha alcun punto in comune con il ramo più noto del ciclismo. Le doti di fondo che servono per primeggiare nelle classiche e nei grandi giri là non hanno alcuna utilità: contano esplosività e acume tattico. Riuscire a ottenere buoni risultati in entrambi i segmenti è cosa per pochi eletti.

Come tanti grandi fuoriclasse di questo sport, Suter esplode giovanissimo. A vent’anni, nel 1919, vince il suo primo Campionato di Zurigo; ne seguiranno altri cinque nelle dieci stagioni successive: nessuno riuscirà mai a fare meglio nella classica elvetica per eccellenza. Conquista, inoltre, anche il Tour di Zurigo e il Grand Prix de l’Aurore. Dopodiché, viene a gareggiare nel belpaese e si fa subito notare.

Alla Milano-Modena, all’epoca classica prestigiosa, è terzo. Lo battono solo il Campionissimo Costante Girardengo e Ugo Agostoni. Ma è il Giro di Lombardia che lo consacra. In una giornata funestata dalla pioggia, il sopraccitato Omino di Novi regala uno dei suoi numeri più grandi. Trionfa dopo 170 chilometri di fuga solitaria.

Suter, tuttavia, sul Ghisallo è il solo a restare con Gaetano Belloni il quale, nel tentativo di lanciarsi in un inseguimento disperato, impone un ritmo infernale sulle rampe dell’erta simbolo della Classica delle Foglie Morte. Nel prosieguo l’elvetico perde contatto dal cremonese. Nessuno però, da dietro, lo riacciuffa più. A vent’anni compiuti da neanche quattro mesi, Heiri coglie il gradino più basso del podio in una gara durissima di 256 chilometri.

L’anno seguente vince la prima edizione della Nordwest-Schweizer-Rundfahrt – in futuro Berner Rundfahrt. Seguiranno altri quattro successi di cui tre consecutivi: tutt’oggi è il recordman di trionfi in questa corsa prestigiosa caduta in disgrazia a metà anni 2000. In quella stessa stagione, inoltre, arriva la prima affermazione nel campionato nazionale svizzero. Con cinque sigilli detiene il primato, in coabitazione con Ferdi Kübler, anche in questa manifestazione.

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Nel 1921 si impone in ben sette gare del calendario nazionale. Nell’annata successiva, oltretutto, inizia a fare la voce grossa anche all’estero, in particolar modo in Francia. Alla Parigi-Tours solo il fuoriclasse transalpino Henri Pélissier riesce a sopraffarlo. Al GP Wolber, al contrario, non ce n’è per nessuno. Quella del 1922, tra l’altro, è la prima edizione della gara considerata una versione ancestrale del Mondiale. Suter la vince piegando il belga Félix Sellier, terzo in quell’annata al Tour de France.

Sarà il 1923, però, a proiettare Suter nel mito. Partecipa al primo e unico Giro delle Fiandre della sua carriera. Sul Tiegemberg e sul Kwaremont si destreggia come uno scafato fiammingo. In testa alla gara, nel finale, resta un trio. Vi fanno parte Suter e i padroni di casa Charles Deruyter e Albert Dejonghe. Il secondo, peraltro, è il campione in carica della Parigi-Roubaix. Nessuno dei tre riesce a fare la differenza. Si va, così, verso uno sprint. Heiri, che è il più esplosivo, ha vita facile. Nonostante la totale mancanza di esperienza, fa sua una delle classiche universalmente considerata tra le più difficili da conquistare.

Due settimane più tardi, Heiri scrive la storia. Il 1° aprile 1923 va in onda la ventiquattresima edizione della Parigi-Roubaix. Sulla corsa batte forte il sole dall’inizio alla fine. Fare la differenza non è facile. Nel finale, in testa alla manifestazione, ci sono ancora ventidue atleti. A decidere il tutto, dunque, sarà una volata particolarmente numerosa. Suter esibisce una volta di più le sue qualità da finalizzatore implacabile. Con apparente disinvoltura diventa il primo, nella storia, a fare la doppietta Fiandre-Roubaix.

Nelle stagioni successive, Heiri non si imporrà più nei traguardi delle due classiche delle pietre per eccellenza. Tuttavia, continuerà a mietere successi di rango. Nel 1924 coglie il suo primo trionfo nell’unica grande gara casalinga che mancava al suo palmarès: l’antico Tour du Lac Léman. L’anno seguente, invece, serve il bis al GP Wolber. In una manifestazione che sta già iniziando il suo declino, Suter precede il solido francese Romain Bellenger, terzo al Tour de France del ’23, e il belga Adelin Benoît, il quale sta vivendo un autentico periodo di grazia ed è reduce da una Grande Boucle in cui ha vestito la maglia gialla. Oltretutto, nel ’25 Heiri è anche il primo svizzero a vincere la Bordeaux-Parigi. In quell’occasione piega la resistenza del grande seigiornista Gérard Debaets, conquistatore, inoltre, di due Giri delle Fiandre, e dell’altro forte fiammingo Hector Martin.

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Nel 1926 Suter inizia a correre con costanza in Germania. Vincerà financo la prestigiosa Rund um Köln. In tal competizione primeggia sopraffando il connazionale Kastor Notter, suo grandissimo rivale e allo stesso tempo ottimo amico, e l’azzurro Belloni. Notter dovrà accontentarsi della piazza d’onore dietro a Suter anche alla Parigi-Tours. I due, tra le stradine della nobile classica transalpina, attaccano insieme e fanno il vuoto. Vanno di comune accordo fino alla meta, ove, grazie al suo maggior spunto veloce, Heiri taglia per primo il traguardo.

La sua abilità negli sprint ristretti, gli permette di ripetersi alla Parigi-Tours nel 1927. Quel dì porta via un drappello di qualità eccelsa. Con lui ci sono Gustave Van Slembrouck, un corridore capace di arrivare sul podio di tutte le grandi classiche dell’epoca, senza però mai imporsi, e il futuro campione del Mondo Georges Ronsse. Nemmeno loro, tuttavia, riescono a constrastare lo scatto perpetuo di Suter nel finale di corsa.

È l’ultimo grande successo internazionale di Heiri. In patria, però, Suter regna per un altro triennio. Al termine della stagione 1930, nella quale coglie un bel sesto posto alla Roubaix vincendo solo il Tour du Lac Léman, decide di mettere da parte la bici da strada per dedicarsi al mezzofondo. Continuerà a gareggiare fino al 1946 e, nel 1938, a quasi trentanove anni, farà anche una comparsata alla Milano-Sanremo.

Suter muore il 6 novembre 1978 a Bülach, vicino a Zurigo. Non fu il primo vero campione elvetico: prima di lui, altri esaltarono la nazione rossocrociata nelle più prestigiose manifestazioni internazionali, uno su tutti il tre volte recordman dell’Ora Oscar Egg. Nella prima metà del novecento, tuttavia, Heiri è stato comunque il più vincente nonché il più longevo rappresentante della sua nazione.

Gli va, inoltre, riconosciuto il merito di aver spalancato le porte alla prima grande generazione di corridori elvetici: quella composta da Paul Egli, Leo Amberg, Albert Büchi, Robert Zimmermann e Hans Knecht. Le imprese di Heiri hanno ispirato tanti giovani dell’epoca e, di conseguenza, hanno permesso la nascita di un vero e proprio movimento svizzero che prima del suo avvento non esisteva.

 

 

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