Marcel Kint è stato un corridore spietato e un fuoriclasse delle classiche.

 

 

Marcel Kint è stato un campione come se ne sono visti pochi altri nella storia del ciclismo. Era un atleta trasversale, capace di esprimersi ai massimi livelli in ogni versante della disciplina. La strada, per prima, gli ha permesso di raggiungere l’Olimpo dei grandi di questo sport. Anche la pista, però, ha saputo far breccia nel suo cuore. Non è riuscito a esimersi nemmeno dal cimentarsi nel ciclocross ancestrale della prima metà del ‘900.

Nato a Zwevegem, nelle Fiandre Occidentali, il 20 settembre 1914, Kint era soprannominato L’Aigle Noir, ovvero l’Aquila Nera: un po’ per il suo carattere distaccato e riservato, infatti Marcel era una persona dal profilo cupo e tenebroso, e un po’ poiché in gara si comportava da astuto e spietato rapace. La vittoria era la sua preda e sapeva cogliere il momento ideale per gettarsi in picchiata e strapparla dalle grinfie dei rivali.

Il valore di Kint è ben noto a tutti sin dai tempi in cui gareggia nelle categorie inferiori. Da junior, nel 1933, fa suo il campionato belga di categoria. Nel 1935 inizia a correre con gli indipendenti e fa razzia di successi. Conquista sia il Giro delle Fiandre che il Giro del Belgio riservati agli indipendenti. Oltretutto, si impone anche nel Campionato delle Fiandre, manifestazione tutt’oggi molto sentita che per lui era la gara di casa.

©Patrick Cornillie

Nel 1936 viene ingaggiato dalla Mercier e i risultati non tardano ad arrivare. In primavera conclude al quarto posto la Parigi-Nizza. A luglio, invece, prende parte al suo primo Tour de France. In classifica generale coglie il nono posto. Si impone, inoltre, nella prima semitappa della diciannovesima frazione. Quel dì supera, allo sprint, altri nove corridori sul traguardo di la Roche-sur-Yon.

Forte in salita, ma anche in possesso di un ottimo spunto veloce e capace, oltretutto, di prodursi in azioni da finisseur, l’Aquila Nera si orienta ben presto verso quelle gare in linea che si dimostrano decisamente più adatte a lui rispetto ai grandi giri. Nel 1937 arriva il secondo posto in quella che un giorno diventerà la sua corsa: la Freccia Vallone. Marcel, al termine di un duello spettacolare, si deve piegare al connazionale Adolf Braeckeveldt che lo precede di appena 6″. Il terzo arriverà a sette minuti.

L’anno seguente, il 1938, sarà quello della consacrazione. Vince la sua prima grande classica, vale a dire la Parigi-Bruxelles, battendo un fuoriclasse del rango di Romain Maes. Arriva sul podio, inoltre, anche alla Liegi-Bastogne-Liegi e al Giro delle Fiandre. Al Tour de France, in occasione del primo successo di Gino Bartali, recita il ruolo di assoluto protagonista. Trionfa in solitaria nella quindicesima tappa, la Briançon-Aix-les-Bains di 311 chilometri, e si ripete il dì seguente fulminando altri tre atleti in volata sul traguardo della Aix-les-Bains-Besançon di 284 chilometri. Mette la ciliegina sulla torta, infine, imprimendo il suo sigillo nella diciottesima frazione, la Strasburgo-Metz di 186 chilometri. Anche in quest’occasione l’Aquila Nera porta via un gruppetto di cinque corridori e poi, da sanguinario predatore dei cieli qual è, li stende allo sprint.

Non sazio, il 5 settembre 1938 Marcel Kint corona quell’annata per lui strepitosa con il successo più bello. La manifestazione in questione sono i campionati del mondo e la cornice è quella di Valkenburg. Il tracciato è su misura per un atleta come lui, che oggi sarebbe da considerarsi uno specialista delle classiche delle Ardenne.

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L’Aigle Noir vince il titolo iridato alla sua maniera, da cinico rapace. A metà gara, vedendo il grande favorito Gino Bartali in difficoltà poiché costretto a rispondere da solo agli affondi dei rivali per via delle deficienze della nazionale italiana, si lancia nel suo attacco. Conscio che da solo non sarebbe stato facile arrivare al traguardo, porta via un drappello comprendente i due svizzeri Paul Egli e Leo Amberg e il padrone di casa Piet van Neck. Nonostante l’inferiorità numerica nei confronti dei rappresentanti della selezione elvetica, Marcel gestisce senza troppi patemi la situazione e con uno sprint imperioso si lascia tutti alle spalle. Mentre si produce in quell’azione meravigliosa gli avversari non riescono nemmeno ad affiancarlo.

La stagione con la maglia di campione del mondo sulle spalle, per Kint, inizia come era finita la precedente. È protagonista nelle classiche, ove giunge secondo alla Parigi-Roubaix. Dopodiché, fa suo il titolo nazionale belga. Al Tour de France coglie due successi parziali e contribuisce al trionfo in rimonta del connazionale Sylvère Maes contro l’idolo di casa René Vietto.

Ormai prossimo al suo venticinquesimo compleanno, l’Aigle Noir nel 1939 è da considerarsi uno dei primi cinque corridori al mondo. Il brillante inizio della sua epopea, però, viene interrotto dalla scoppio dello seconda guerra mondiale. Il conflitto globale costringe il ciclismo a fermarsi e Kint sarà uno degli atleti che più pagherà i sei anni di nefasti scontri che seguiranno.

Nel periodo in cui tocca l’apice della sua carriera, Kint di rado può gareggiare poiché gran parte delle competizioni non vengono organizzate. Dovrà aspettare ben otto anni per rimettere in palio il suo titolo iridato. A ogni modo, talune grandi classiche del Nord si tengono anche durante le ostilità. Nel 1943 l’Aquila Nera conquista la Parigi-Roubaix, la quale torna a svolgersi dopo quattro stagioni di fermo. Marcel, anche in quest’occasione, trionfa in uno sprint ristretto. Il fiammingo si inserisce nel plotoncino che si gioca la manifestazione. Con lui ci sono i connazionali Jules Lowie, Achiel Buysse e Albert Sercu e il francese Louis Thiétard. Una concorrenza di rango decisamente elevato, ma contro lo scatto perpetuo del rapace di Zwevegem c’è poco da fare.

René Vietto. ©ciaovivalaculture

È durante quest’epoca tragica, inoltre, che Marcel vince per ben tre volte consecutive la Freccia Vallone. Un record, il suo, che verrà battuto solo molti decenni più tardi da Alejandro Valverde. Il primo trionfo arriva nel 1943, quando l’Aigle Noir giunge tutto solo sul traguardo che al tempo si trovava a Charleroi e non a Huy. Nel 1944 si ripete tra quelle viuzze che da lì a pochi mesi saranno teatro dell’Offensiva delle Ardenne. In quell’occasione si impone in uno sprint ristretto di quattro uomini davanti al venticinquenne Alberic Briek Schotte.

Il tris, nel 1945, lo coglie anch’esso in volata. I corridori a presentarsi per primi davanti alla linea della meta sono cinque. Ancora una volta Kint si dimostra totalmente imbattibile in questi frangenti. La sua accelerazione è letale come l’artiglio di un’aquila. Nell’annata successiva, quando finalmente la guerra è alle spalle, Marcel può tornare a giocarsi il titolo iridato.

Siamo a Zurigo e Kint, all’ultimo chilometro, si trova in testa alla gara insieme al padrone di casa Hans Knecht. A seicento metri dal traguardo, però, alcuni tifosi invadono la carreggiata. Uno di essi trattiene per la sella l’Aquila Nera. Knecht ne approfitta e scatta. Marcel non può chiaramente nulla e deve accontentarsi dell’argento. Ovviamente al termine della gara le proteste si sprecano. Tuttavia, la giuria dichiara di non aver visto nulla e dunque non prende provvedimenti confermando quel risultato farlocco.

Nella seconda metà degli anni ’40, inoltre, l’Aigle Noir inizia a dedicarsi con costanza alla pista. Alla Sei Giorni di Parigi del 1947, a causa dello scoppio di un tubolare, cade mentre gareggia e si frattura il cranio. Scampato alla morte, Marcel sembra comunque destinato al ritiro. Invece riuscirà a tornare e, in coppia con quel Rik Van Steenbergen che può essere considerato il suo erede, conquista la Sei Giorni di Bruxelles sia nel 1948 che nel 1949.

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A trentaquattro anni e mezzo, nella primavera del 1949, Kint regala il suo ultimo sussulto in una grande classica. L’Aigle Noir si inserisce nel tentativo di sette atleti che si gioca il trionfo nell’undicesima edizione della Gand-Wevelgem. Nonostante l’età suggerisca che Marcel sia in una fase in cui i muscoli iniziano essere meno reattivi, in volata si dimostra il solito assassino senza remore. La sua progressione manda in apnea tutti i rivali e nessuno è capace di contrastarlo.

Al termine della stagione 1951, benché ancora capace di piazzarsi nei dieci alla Freccia Vallone e alla Liegi-Bastogne-Liegi, Marcel Kint decide di ritirarsi. Conclusa la carriera da atleta, l’Aigle Noir diventerà un costruttore di biciclette. Avrà una vita lunga e si spegnerà il 22 marzo 2002 a quasi ottantotto anni.

Durante il suo apice agonistico, il rapace di Zwevegem si è dimostrato atleta in possesso di tutte le qualità necessarie per primeggiare nelle grandi classiche. Era forte sul pavé e sulle côtes. Sul passo aveva doti notevoli. Vantava, inoltre, uno spiccato acume tattico e in volata era pressoché imbattibile. Nonostante la guerra che ne ha funestato la carriera, è stato in grado di costruirsi un palmarès di primo piano. Senza il conflitto, probabilmente, sarebbe considerato universalmente come uno dei più grandi interpreti delle gare in linea al pari di fuoriclasse quali Rik Van Steenbergen, Fred De Bruyne, Rik Van Looy e Roger De Vlaeminck.

 

 

Foto in evidenza: ©RTBF.be