Tadej Pogačar è una delle stelle presenti e future del ciclismo mondiale.

Il Giro della Lunigiana è la corsa a tappe più importante della categoria juniores. Il Giro d’Italia dei diciottenni. Nel suo albo d’oro figurano i nomi di corridori come Franco Chioccioli, Gianluca Bortolami, Stefano Zanini, Giuseppe Guerini, Gilberto Simoni, Marzio Bruseghin, Danilo Di Luca, Damiano Cunego, Vincenzo Nibali e Alberto Bettiol. Vincerla significa, spesso e volentieri, essere degli atleti di qualità assoluta.
La Slovenia vince, per la prima volta, il Giro della Lunigiana nel 2012, con Matej Mohorič. Un risultato enorme per una nazione così piccola e storicamente non particolarmente rilevante nel panorama ciclistico internazionale. Appena quattro anni dopo, tuttavia, punta già a ripetersi. Infatti, al via del Lunigiana 2016 gli sloveni possono contare sul miglior corridore di categoria: Jaka Primožič.

Primožič, in stagione, ha già conquistato Oberosterreich Junior e Belgrade Trophy. Inoltre, è anche giunto terzo alla Corsa della Pace, l’altra gara a tappe più rilevante della categoria. Al suo fianco, oltretutto, la Slovenia può schierare una formazione di assoluto livello. C’è Žiga Jerman, vincitore del Trofeo Pietro Merelli solo una settimana prima dell’inizio del Lunigiana, c’è Žiga Horvat, quarto in quella stagione al GP General Patton, c’è il campione nazionale Nik Cemazar e, soprattutto, c’è Tadej Pogačar.

Pogačar è il rivale di lungo corso di Primožič. I due sono coetanei e in patria sono abituati a scontrarsi con costanza. Pogačar arriva da una buona stagione, ha vinto il campionato nazionale a cronometro, una tappa alla Corsa della Pace ed è giunto sesto al Tour du Pays de Vaud vinto da Marc Hirschi, un corridore che, in futuro, si ritroverà spesso ad affrontare.

Primožič pare l‘enfant prodige tra i due, ma “Pogi”, come è soprannominato, cresce con costanza gara dopo gara. Quando nel finale della prima tappa scatta il russo Evgeni Kazanov, all’epoca fresco di secondo posto in classifica generale della Corsa della Pace (e oggi rivelatosi un’autentica meteora ndr), solo Pogačar e Andrea Ferrari sono abbastanza lesti da prendergli la ruota. L’italiano molla poco prima del traguardo e la vittoria se la giocano lo sloveno e il russo, con il secondo che la spunta. Il gruppo giunge a 9″.

Doppietta francese all’europeo junior di Plumelec: terzo arriva Pogačar, quinto sarà Battistella (Foto © polet.delo.si)

Sarà la seconda tappa, tuttavia, a lanciare definitivamente Pogi. 116 km con arrivo in salita a Fosdinovo. Sull’ascesa finale scatta il kazako Vadim Pronskiy e gli resistono solo Pogačar e Samuele Battistella. In un secondo momento, inoltre, rientrerà anche Alessandro Monaco. Primozic e Kazanov, invece, sono dietro, ma ritorneranno sui battistrada salendo del loro passo. Kazanov, che ha un fisico da gladiatore, decisamente inusuale per un 18enne, si mette in testa a fare il passo. Vuole evitare che qualcuno scatti.

Nell’ultimo chilometro, però, la corsa si riaccende. Prima scatta Burocchi, poi Innocenti, infine Battistella che verrà battuto in volata da Pronskiy. Pogačar resta coi primi due, mentre Primožič perde 8″ e Kazanov 11″. Pogi è il nuovo leader. Il giorno seguente, lo sloveno sigilla il suo successo mettendo tutti in fila nell’arrivo in salita di Ortonovo. Dopo due anni nella categoria juniores, Tadej è finalmente sbocciato. Si confermerà, dodici giorni dopo, giungendo terzo ai campionati europei di Plumelec.

Passano pochi mesi e Pogi fa il salto di categoria. Si accasa alla Rog-Ljubljana. Primožič, invece, andrà alla KK Kranj. La rivalità tra i due, tuttavia, è finita al Lunigiana. Da quel momento in poi la forbice si allargherà sempre di più. L’inizio di stagione di Tadej, ad ogni modo, è ottimo. Quarto all’Istrian Sprint Trophy, diciottesimo al Trofeo Edil C, decimo al Giro del Belvedere e undicesimo al Palio del Recioto, dove è l’unico primo anno ad arrivare nel gruppetto alle spalle del duo Hamilton-Powless.

Il vero capolavoro, però, lo fa nella corsa di casa, il Giro di Slovenia. Pogi arriva  quinto nell’arrivo in salita di Rogla, ad appena 36″ dal vincitore Majka. In salita stacca corridori come Mattia Cattaneo, Jan Polanč, Edward Ravasi e Damiano Cunego. Conferma il piazzamento anche in classifica generale e, oltretutto, nelle tappe per velocisti mette in mostra tutta la sua abilità nel muoversi in situazioni caotiche. Di rado si sono visti corridori di neanche 19 anni destreggiarsi in gruppo come Pogi.

Nonostante la giovanissima età, potrebbe già essere uno dei candidati più credibili alla vittoria del Tour de l’Avenir. Tuttavia, la Slovenia non conquista abbastanza punti nella Coppa delle Nazioni e non viene invitata alla gara a tappe francese. Ad ogni modo, Pogi continua la sua stagione ottenendo tanti altri risultati di livello. Giunge terzo al Tour de Hongrie, settimo  a Capodarco, secondo al GP Judendorf e settimo al Piccolo Giro di Lombardia.

Pogačar al Giro di Croazia del 2018, arrivo in salita sul Monte Ucka: è quinto nella tappa vinta da Boaro, precede sulla linea del traguardo Niklas Eg, ottima speranza del ciclismo mondiale per le corse a tappe, esploso nel 2017 negli Under 23 tra Val d’Aosta (chiuso al quarto posto dietro Sivakov, Lambrecht e Storer) e Avenir (terzo dietro Bernal e Lambrecht) (Foto © Claudio Bergamaschi)

Il 2018 sarà il suo anno. Deve essere il suo anno. Pogi, sempre tra le file della continental di Lubiana, ora Ljubljana Gusto Xarum, inizia il secondo anno tra gli U23 nello stesso modo in cui aveva finito il primo. Tuttavia, c’è una cosa che continua a mancare: la vittoria. Pogi giunge secondo nella tappa regina dell’Istrian Spring Trophy, battuto in volata da Hirschi, e secondo anche al Palio del Recioto, quando si fa mettere nel sacco dal sudafricano De Bod. Tadej, infatti, era il più forte in gara, ma non ha chiuso immediatamente sullo scatto di De Bod e, successivamente, ha mancato l’aggancio per appena 7″. Mäder e Bagioli, che avevano inizialmente provato a tenere la ruota di Pogačar quando quest’ultimo si era lanciato all’inseguimento del battistrada, giungono a 1’25” dal vincitore.

L’occasione buona sembrerebbe arrivare a inizio giugno, con la Corsa della Pace U23. Tuttavia, nella seconda tappa va via un tentativo di quattro corridori. Al suo interno c’è Samuele Battistella che fa tappa e maglia. Inoltre, l’italiano guadagna 23″ più abbuono su tutti gli altri uomini di classifica. Il giorno seguente c’è l’arrivo in salita a Dlouhé stráně. Pogi attacca a circa due chilometri dalla fine. Ma c’è forte vento contrario e lo sloveno viene ripreso. Vince Marc Hirschi in volata sul basco Xuban Errazkin Perez. Tadej giunge a 14″ dai primi, insieme a Battistella.

Sembra finita. La vittoria pare non arrivare mai. Ma Pogi è un campione in erba e non demorde. Nell’ultima frazione, la quale presenta ben cinque GPM e l’arrivo sulla breve salita di Jesenik, Tadej attacca a trenta chilometri dal traguardo. Una tempesta, nel frattempo, si sta abbattendo sulla corsa, è una giornata da tregenda. In queste condizioni Pogačar si esalta. Nessuno riesce a rispondere e sul traguardo volano distacchi d’altri tempi. I primi inseguitori, tra cui Hirschi ed Errazkin, giungono a 1’03”, Battistella, invece, perde 2″ in più. Game, set and match. Tappa e corsa. Dopo un anno e mezzo Pogi torna a vincere e lo fa da fenomeno assoluto.

Neanche il tempo di godersi la vittoria che già ci sono in programma i prossimi grandi appuntamenti: campionati nazionali, ove sarà secondo nella prova a cronometro, e Giro di Slovenia. Nella corsa di casa Pogi incanta nuovamente. In salita solo Roglič riesce a staccarlo, mentre corridori come Urán, Majka e Sosa non lo mettono minimamente in difficoltà. Nella cronometro finale è 14°, solo Roglic, tra gli uomini di classifica, fa meglio. Alla fine manca il podio per appena 2″, preceduto da Urán e da Mohorič, oltre che dal vincitore Roglič.

Ma il miglioramento di appena una posizione rispetto all’anno precedente non rende giustizia ai progressi fatti dal corridore sloveno. In salita, nel 2017, prese 36″ da Majka, nel 2018, invece, non ha mai perso le ruote del polacco. E poi c’è la cronometro, dove Tadej, nonostante una posizione in sella ancora rivedibile (si muove troppo), è già superiore a molti buoni uomini da corse a tappe. L’impressione è quella di essere non solo davanti a un campione, ma a un campione che migliora gara dopo gara.

Pogi in maglia di leader al Tour de l’Avenir (Foto © Twitter Tour de l’Avenir)

E si arriva, così, al Tour de l’Avenir. Il piccolo Tour de France che si svolge sul finire di agosto. La Slovenia, nel 2018, non solo si è qualificata, ma grazie alla vittoria di Pogi nella Corsa della Pace e di Ziga Jerman nella Gand U23, si è qualificata addirittura come prima del ranking. La concorrenza è composta dal colombiano Ivan Sosa, vincitore di Adriatica-Ionica e Vuelta a Burgos, dallo statunitense Brandon McNulty, 7° al Tour of California, e dal solito Marc Hirschi.

Sosa perde molto tempo nella cronosquadre, mentre McNulty lascia per strada 15″, a causa di una caduta, in una frazione per sprinter. Pogi, invece, arriva alle montagne in un’ottima posizione. Nell’arrivo in salita di Maribel, piazzato in una frazione di appena trentacinque chilometri, Sosa attacca e rispondono solo gli altri tre favoriti. Il campione europeo Marc Hirschi, tuttavia, crolla poco dopo. Restano il colombiano, lo sloveno e lo statunitense. Il primo prova nuovamente a staccare gli altri due, ma non ci riesce e deve accontentarsi di vincere la volata. Pogačar, terzo, diventa leader. Sosa, che si trova già a un 1’07”, spaventa relativamente, visto il percorso non troppo duro. Il vero pericolo è McNulty, il quale paga dallo sloveno appena 7″.

Nella frazione di Crest-Voland Cohennoz, l’ottava in programma, tra i tre finisce in parità. Poi, il giorno successivo, a Val d’Isère, la dea bendata decide di schierarsi dalla parte di Pogi. McNulty fora sulla discesa del Montée des Arcs e il gruppo non lo aspetta. Riesce a rientrare dopo cinquanta chilometri di inseguimento, ma le energie sono al lumicino. Davanti Fernando Barceló si sta avviando verso un bel successo solitario, mentre sulla corsa piove senza sosta da ore. Dietro attacca il lussemburghese Michel Ries. Solo Pogačar riesce a seguirlo. Sosa fa fatica e McNulty crolla. I due giungeranno secondo e terzo a 9″ da Barcelo. Il primo gruppo inseguitore, comprendente Sosa, arriva a 1’14”. Lo sfortunato McNulty perde quasi 5′. L’Avenir è in cassaforte. Il secondo, Ries, è a 1’07”.

Il giorno seguente, mentre Ries crolla (perde 3’18” e chiude 10° nella generale), Pogačar prova a complicarsi la vita andando per prati sulla discesa del Col de Chaussy. Gli avversari non lo aspettano, ma Pogi in salita va talmente forte che riprende i battistrada a poche centinaia di metri da traguardo di Saint-Colomban-des-Villards e vince senza troppi patemi la piccola Boucle. Coronerà la stagione, nel mese seguente, vincendo anche il Giro del Friuli e il Trofeo Gianfranco Bianchin.

Le sue prestazioni, già da tempo, hanno attirato le attenzioni di gran parte dei team World Tour più ricchi. A vincere l’asta è la UAE che lo fa esordire al Tour Down Under 2019. Qua Pogi serve già un antipasto di quelle che sono alcune delle sue doti, tra tutte la capacità di galleggiare in gruppo come un veterano scafato. Poi arriva il Tour de l’Algarve e Tadej diventa un volto famigliare anche per tutti quelli che non seguono il ciclismo giovanile.

Pogi va subito a segno tra i professionisti: qui sul podio della Volta Algarve (foto © Twitter Tour de l’Avenir)

Mette uno per angolo Wout Poels, Enric Mas e Sam Oomen nell’arrivo in salita di Foia, conquistando la prima vittoria da pro. Dopodiché, li batte nettamente anche nella cronometro di Lagoa (nel frattempo, tra l’altro, ha migliorato notevolmente la posizione sulla bici da crono), ove giunge quinto ad appena 17″ da Kung. In venti chilometri rifila 28″ a Mas e 36″ a Poels. Infine, si difende alla grande dall’attacco a lunga gitata di Soren Kragh Andersen nella tappa dell’Alto do Malhao e conquista la prima piazza anche in classifica generale.

Dopo un mese di stacco, torna ai Paesi Baschi e, nonostante il minuto perso a causa di una caduta nella tappa di Estibalitz, è 6° in classifica generale. In salita si dimostra sensibilmente inferiore solo a Fuglsang, Izagirre e Adam Yates. Mentre, nella tappa di Arrigorriaga, sotto il diluvio che tanto lo esalta, sfiora il colpaccio, battuto di pochi centimetri solo dall’ispiratissimo Schachmann.

Alla Strade Bianche 2019 Pogačar conclude trentesimo. Più giovane al via insieme al rivale delle categorie giovanili, Hirschi, è anche nettamente il migliore al traguardo tra i corridori con meno di 23 anni. (Foto © Claudio Bergamaschi)

Non sazio, Pogi, ancora una volta in una giornata da tregenda, si mette in mostra anche alla Liegi-Bastogne-Liegi. Benché certi chilometraggi ancora li conosca poco (over 250 km ha fatto solo Liegi e Amstel 2019), riesce a chiudere con il gruppo di Alaphilippe. Il piazzamento finale è un diciottesimo posto, non male per un esordiente che, oltretutto, era il corridore più giovane in gara.

Davanti a noi si prospetta un’epoca ricca di grandi uomini da corse a tappe come non si vedeva da un po’. Pogi, già oggi uno dei migliori interpreti, in gruppo, quantomeno delle brevi corse a tappe, si candida ad esserne uno dei rappresentati di spicco. Lo sloveno è forte in salita, in discesa e a cronometro. E’ accorto tatticamente e sa muoversi in gruppo come un veterano. Si esalta dinnanzi ai grandi dislivelli e nelle giornate peggiori. Inoltre, ha dimostrato di sapersi rialzare rapidamente dalle sconfitte e di essere capace di elevare continuamente il suo rendimento. Gli ingredienti per una carriera di primissimo piano ci sono tutti.

Foto in evidenza: Pogačar festeggia sul podio del Tour de l’Avenir, la sua più importante vittoria in carriera fino adesso (Foto © Twitter, Tour de l’Avenir)