La grande guida al Mondiale Under 23

Dieci nomi per la corsa Under 23, diversi scenari, un solo vincitore.

 

 

Nel nord dello Yorkshire, a mezz’ora di auto da Leeds – tenere la sinistra, occhio! – sorge Harrogate, città famosa, secondo le guide, per essere il più importante centro di acque termali dell’intera Inghilterra, tanto da essere chiamata anche Harrogate SPA. Negli ultimi anni, con la crescita esponenziale del movimento ciclistico battente bandiera britannica, la Arx celebris fontibus, letteralmente: “La cittadella famosa per le sue sorgenti”,  è diventata riferimento anche per le due ruote: nel 2014 qui si è conclusa una tappa del Tour de France, nel 2016 c’è stata l’assegnazione del Mondiale 2019 e nelle ultime stagioni anche diversi arrivi del Tour of Yorkshire.

Ma lasciamo da parte le nozioni da Wikipedia, perché in questi giorni sulle strade dello Yorkshire si stanno svolgendo – tra tante polemiche e diversi problemi legati al maltempo – le prove della rassegna iridata che vedranno il momento clou domenica 29 settembre con l’attesa gara dei professionisti. Ieri, dopo l’avvio all’insegna delle cronometro, sono iniziate proprio le prove in linea, con protagonisti i ragazzi della categoria juniores, alla ricerca, almeno nell’albo d’oro, dell’erede di Evenepoel, mentre oggi sarà il turno degli Under 23 conquistare il titolo messo in palio dallo svizzero Marc Hirschi, che dopo aver disputato la prova a cronometro tra gli Under 23, gareggerà domenica tra gli élite.

Un po’ di storia

Prima di parlare del percorso e di addentrarci in mezzo ai nomi dei favoriti o dei profili da seguire, qualche nota storico-statistica sul Mondiale. Il primo campionato del mondo dedicato ai ragazzi con età inferiore ai ventitré anni è datato 1996: corsa indimenticabile per l’Italia che piazzò quattro atleti ai primi quattro posti, con l’oro a Figueras e l’amaro piazzamento ai piedi del podio ottenuto da Bettini, il quale, negli anni, saprà riprendersi alla grande da quella delusione. Risultato, quello, mai eguagliato da nessun’altra nazionale e che trova poche imitazioni anche in altre discipline sportive.

Due anni dopo l’Italia conquista nuovamente l’iride – con Ivan Basso – e di nuovo podio monopolizzato: il quarto azzurro al traguardo, invece, arriverà lontanissimo, ma Denis Lunghi, quel giorno, fu a lungo – scusate il bisticcio di parole – protagonista della corsa. Non si fa attendere molto il terzo titolo mondiale italiano: la stagione dopo, infatti, Giordani vince sul circuito di Verona davanti a Paolini. Tre anni dopo, siamo nel 2002, arriva l’ultimo titolo nella categoria conquistata da un azzurro: Chicchi, a Zolder in Olanda, vince in volata anticipando di qualche ora il trionfo di Cipollini tra i professionisti. Da quel momento l’Italia non è più riuscita a conquistare l’oro tra gli Under 23, finendo sul podio solo altre tre volte in sedici edizioni, con Ponzi e Consonni, argento nel 2008 e nel 2015, e con Mareczko, bronzo nel 2016.

Per Gerald Ciolek in carriera pochi successi, ma buoni; oltre alla Sanremo, qui nella foto la sua vittoria nel 2013, un titolo Under 23 conquistato nel 2006 e che resta l’unico oro tra gli Under 23 per la Germania nella prova in linea. ©Offside / L’Equipe.

A fare la voce grossa negli anni 2000 è la Francia che conquista quattro medaglie d’oro, tre d’argento e una di bronzo, mentre diverse sono le nazioni “minori” che si fregiano del titolo, soprattutto quelle dell’ex blocco sovietico: Petrov, per la Russia, apre con la medaglia d’oro il nuovo millennio; l’Ucraina ne conquista ben due – Popovich e Gabrosvki– ma vincono anche l’Uzbekistan con Lagutin, la Bielorussia con Sivtsov, la Slovacchia con Peter Velits, il Kazakistan con Lutsenko e di recente la Slovenia con Mohorič. Arrivano anche i successi di nazioni di riferimento all’interno della geografia ciclistica: è il caso della Colombia – Duarte nel 2008 -, dell’Australia – Matthews nel 2010 – e della Svizzera con Hirschi, campione uscente: alcuni dei nomi qui citati saranno protagonisti anche domenica.

Un paragrafo a parte invece lo merita la Norvegia, capace di conquistare due titoli nelle ultime stagioni: 2014 con Bystrøm e 2016 con Halvorsen, dopo aver vinto con Arvesen nel 1997; il veloce norvegese, a San Sebastián, precedette Freire e Glomser. Con tre ori, la Norvegia, che tra i professionisti ha conquistato l’iride con Hushovd nel 2010, si piazza alle spalle di Francia e Italia, a quota quattro ori.

Spiccano le assenze di titoli mondiali per tre nazioni storiche come Belgio – lo scorso anno sul podio con il compianto Lambrecht e poi solo altre due volte a medaglia, Van Asbroeck nel 2012 e Vansummeren nel 2003 – Olanda, due medaglie conquistate da Thomas Dekker, bronzo nel 2003 e argento nel 2004 e Spagna, argento con Freire nel 1997 e con Gutierrez nel 2002: il Belgio, però, potrebbe sfatare questo tabù fra poche ore. Da sottolineare infine lo zero in casella alla voce titoli per una nazione spesso dominatrice a livello giovanile: la Danimarca; anche loro, nella corsa di oggi, hanno ragazzi pronti a cogliere l’occasione.

Il percorso

La corsa sarà legata , in maniera indissolubile, alle condizioni del tempo; pioggia e vento, infatti, potrebbero creare una notevole selezione e far scivolare la gara verso binari difficilmente prevedibili. La novità, rispetto al passato, sta tutta in una prima parte in linea lunga – oltre due terzi rispetto al chilometraggio finale – e selettiva. Curve, contro-curve, rilanci, una serie continua di stradine tortuose, strappi e mangia e bevi: soprattutto in caso di maltempo c’è la concreta possibilità di arrivare nei due giri finali con una gara già esplosa e possibili fughe su cui può essere complicato ricucire.

Prima di entrare nel circuito, i corridori approcceranno una parte centrale particolarmente difficile e caratterizzata da una salita che potrebbe creare selezione: tutti ingredienti per una prova molto impegnativa. Dipenderà molto non solo dalle già citate condizioni atmosferiche, ma anche dall’atteggiamento delle squadre dei favoriti; nel mondo Under 23 vediamo gare impegnative e spesso anarchiche già lontano dal traguardo: qui il canovaccio non dovrebbe essere così differente.

La parte in circuito,  prevede solo due – a fronte dei tre giri previsti in origine – tornate, e dunque poco più di ventotto chilometri; quando i corridori giungeranno nel finale, la corsa potrebbe già essere in gran parte decisa. I circa quattordici chilometri dentro Harrogate, dal punto di vista planimetrico, sono stressanti, probanti per le energie fisiche e nervose dei corridori; tutto un susseguirsi di curve pericolose e che in caso di pioggia saranno ancora più insidiose. In considerazione di ciò, questi sono i possibili favoriti e gli outsider per oggi.

10 nomi da seguire

Jasper Philipsen

Una vittoria in stagione – ottenuta a tavolino – e qualche imprevisto, nel suo primo anno a tempo pieno tra i professionisti. ©https://www.thenational.ae

Pioggia o non pioggia, selezione più o meno pronunciata, il classe ’98 belga rivestirà il ruolo di favorito assoluto. Il velocista della UAE – Team Emirates ha già avuto modo di misurarsi, nella sua prima stagione a tempo pieno nel World Tour, con i migliori corridori del pianeta ed è dunque pronto a far valere l’esperienza nei 173 km della prova iridata riservata agli Under 23. Dopo un inizio di stagione complicato, con i ritiri alla Strade Bianche, ad Harelbeke, al Fiandre e alla Roubaix, in questa seconda parte Philipsen sembra aver ritrovato quel piglio che lo ha visto tra i giovani più interessanti delle ultime stagioni.

I suoi piazzamenti  – tre volte nei primi quattro al Binck Bank Tour dietro alcuni fra i migliori sprinter del mondo e due podi tra Brussels Cycling e GP de Fourmies – significano che la strada percorsa in funzione Yorkshire 2019 è stata quella giusta.  In caso di volata a ranghi più o meno numerosi non teme alcun rivale e, vista pure l’attitudine alle corse nervose, potrebbe risultare complicato per gli altri staccarlo. Supportato da una squadra fortissima, chiunque voglia conquistare il prestigioso titolo di campione del mondo Under 23, dovrà fare i conti, in prima battuta, con lui e con il Belgio.

Eddy Finé

Ciclocrossista di qualità, Finé è una delle speranze del ciclismo transalpino a questo mondiale. ©Eddy Finé, Twitter

La Francia si affida alla cabala e vuole continuare la tradizione che la vede vincente negli anni dispari del Mondiale Under 23: 2009 Sicard, 2011 Démare, 2015 Ledanois, 2017 Cosnefroy, mentre nel 2013 Alaphilippe, quando era probabilmente il più forte al via, buttò la possibilità di medaglia correndo in maniera scriteriata. I transalpini, oggi, punteranno soprattutto su un nome: Eddy (Finé), che per il ciclismo è sinonimo di garanzia. Il classe ’97 nativo della Val d’Isere, fresco di firma per il 2020 con la Cofidis, si districa a ottimi livelli anche nel ciclocross e con le dovute proporzioni ricorda proprio il vincitore 2019 di Strade Bianche e Milano-Sanremo, forte sui tracciati mossi e dotato di spunto veloce: il percorso di oggi sembra fare proprio al caso suo.

In stagione, pur correndo con una squadra non di primissima fascia, è stato capace di mettersi in evidenza conquistando una tappa al Tour de Savoie, battendo un professionista di buon livello come Tizza su un arrivo in pendenza, di andare forte al Tour of Jura, finendo quinto in classifica generale, e infine si è piazzato sesto nell’ultima tappa del Tour Alsace, in un convulso sprint finale che ha visto protagonisti diverse ruote veloci del circuito Continental e Under 23. Tradizione, spunto e caratteristiche adatte al tracciato: tutto calza per riportare in Francia il titolo, due anni dopo Bergen.

Stefan Bissegger

©www.swiss-cycling.ch

Chi ci segue sulle nostre pagine – e nei nostri podcast – sa che abbiamo a cuore il nome di Stefan Bissegger. Il classe ’98 svizzero è uno dei corridori più completi della categoria: va forte ovunque e si esalta con condizioni di meteo avverse. Lo strappo che porta verso il traguardo potrebbe essere il suo trampolino di lancio ideale, ma anche la prima parte di gara sorride alle sue caratteristiche. Supportato da una nazionale tra le più forti del lotto e che vede in Froidevaux e Jacobs due alternative di valore, Bissegger, che l’anno prossimo passerà professionista con la maglia della Education First, dopo i Giochi Olimpici di Tokyo – parteciperà con il quartetto alle prove di inseguimento su pista – se dovesse essere in giornata, diventerebbe bestia dura da staccare ed eventualmente da sconfiggere in uno sprint ristretto o di un gruppo più numeroso.

Attenzione, però, perché la condizione al momento è tutta da valutare: suonano un po’ come campanello d’allarme i tre ritiri consecutivi nelle ultime tre gare disputate e la contro prestazione nella cronometro. La Svizzera, che dal 1996 al 2018 era andata sul podio solo una volta con Loosli, bronzo a Zolder nel 2002, è la nazionale vincitrice uscente. Bissegger è pronto a bissare il titolo per i rossocrociati e soprattutto, in caso di maltempo, potrebbe essere l’uomo da battere.

Kaden Groves

©www.segracing.com

Alti e bassi in stagione per l’australiano della SEG Racing Academy che ha già assaggiato il World Tour in queste settimane con la maglia della Mitchelton-Scott ottenendo un decimo posto alla Brussels Cycling Classic. Dopo un inizio di stagione folgorante condito da cinque successi e due top ten tra Liegi e Francoforte per Under 23, dal Giro in poi la sua parabola sembra leggermente in discesa: ritiratosi nella corsa rosa – dove ottiene comunque due podi di tappa – e fuori tempo massimo al Tour Alsace, al Tour de l’Avenir, su un arrivo particolarmente adatto alle sue caratteristiche, si fa battere dal già citato Bissegger. Abile sia negli sprint compatti che in caso di gruppo selezionato, il ventenne di Gympie, che ha conosciuto la bici per caso come riabilitazione dopo un incidente in moto, sarà la punta di una squadra australiana che insegue il titolo iridato dal 2010 e che l’ha solo sfiorato nel 2013 e nel 2014 con Caleb Ewan. Gli Aussie, dopo aver sfornato diversi talenti di grido nelle ultime stagioni, non vivono esattamente una delle migliori stagioni nelle categorie giovanili, Groves, sulle strade vicino Leeds, è pronto a invertire la tendenza.

Alberto Dainese

Nel 2018 l’accoppiata europeo-mondiale riuscì a Marc Hirschi; quest’anno ci prova Alberto Dainese: i due si ritroveranno l’anno prossimo con la maglia della Sunweb ©Twitter Alberto Dainese

Specchio per le allodole per la forte e completa nazionale guidata da Marino Amadori o davvero il corridore padovano potrebbe resistere su un tracciato molto impegnativo per le sue caratteristiche? Fra poche ore verrà svelato il mistero che aleggia intorno al nome del campione europeo in carica della categoria che veste i panni, senza ombra di dubbio, del più forte sprinter tra gli Under 23. In stagione è migliorato ulteriormente nelle punte di velocità, sacrificando in parte la tenuta su percorsi tortuosi e forse, proprio per questo motivo, alcuni non pensavano di vederlo al via di questo mondiale. In caso di gara non troppo selettiva, però, tutti dovranno guardarsi dalla potenza che esibisce nelle volate di gruppo anche su arrivi in pendenza: Alberto Dainese, infatti, potrebbe essere il profilo giusto per rovinare i piani allo sprint di Jasper Philipsen o Matthew Walls. Viceversa, se la corsa dovesse rivelarsi dura e movimentata, allora le maglia azzurre da seguire con attenzione, saranno, come vedremo in seguito, altre.

Tom Pidcock

Reduce da un infortunio, Pidcock resta uno dei favoriti assoluti della corsa di oggi. ©Tom Pidcock, Facebook

Corre in casa e potrebbe vincere in ogni modo, oltretutto il suo feeling con la maglia iridata è enorme – due volte campione del mondo nel ciclocross, ma ha un oro anche su strada conquistato nella cronometro di Bergen –  e lo pone tra i favoriti quest’oggi. Potrebbe battere tutti allo sprint, potrebbe promuovere in prima persona la selezione ed è sicuramente corridore capace di stare sempre davanti e di districarsi nella tortuosità di un percorso che strizza l’occhio ad atleti capaci di andare forte nel ciclocross e con grandi capacità di guida del mezzo. La Gran Bretagna, inoltre, nazione che ospita la rassegna, se tra i professionisti non avrà un vero e proprio nome da spendere per giocarsi la maglia iridata, punta forte su questa prova e in particolare sul piccolo corridore di Leeds, autentica star in patria nonostante i vent’anni appena compiuti. Da valutare la tenuta dopo un lungo periodo lontano dalle gare a causa dell’incidente e del ritiro forzato dal Tour de l’Avenir, ma la sua classe potrà portarlo a competere fino alla fine, anche contro i migliori interpreti della categoria.

Alexander Konychev

Konychev è più di un’alternativa a Dainese. ©DirectVelo

In poco tempo, il classe ’98 nato a Verona e figlio di quel Dmitrij Konyšev, medaglia di bronzo al Mondiale di Benidorm dietro Bugno e Jalabert, ha scalato le gerarchie della squadra azzurra. La vittoria all’Etoile d’Or in Francia, nella Coppa delle Nazioni, ha messo in luce le sue caratteristiche da finisseur che potrebbero tornare molto utili quest’oggi. Le ultime settimane tra i professionisti ne hanno fatto lievitare decisamente le quotazioni; protagonista alla Coppa Bernocchi con un quarto posto finale, ma soprattutto, pochi giorni fa, sesto al Grand Prix d’Isbergues appena dietro nomi di un certo spessore come Pedersen, Degenkolb e Laporte, Alexander Konychev è una reale carta vincente su questo tracciato.

Può andare forte in caso di corsa selettiva, può essere uomo da spendere in una lunga fuga, oppure provare, con un colpo di mano nel finale, a far saltare il banco. Ripensando a quegli ultimi chilometri dell’Europeo di Alkmaar, il giovane corridore della Dimension Data potrebbe spingere ancora più forte per inseguire quel successo che in Olanda gli è sfuggito per un migliaio di metri.

Georg Zimmermann

Ama le fughe e la corsa dura: Georg ZImmermann oggi sogna l’iride. ©www.cicloweb.it

Uno dei maggiori protagonisti tra gli Under 23 in stagione è certamente Georg Zimmermann. Grazie alle fughe, ai piazzamenti, ma anche ai successi di peso, il classe ’97 tedesco si è guadagnato un contratto nel World Tour con la CCC, ma prima di passare al piano superiore è decisamente intenzionato a lasciare un segno… mondiale. Nel 2019, Zimmermann ha confermato le sue qualità nelle corse di un giorno – vincitore del Trofeo Piva e della Coppa della Pace – sfiorando anche due successi al Giro d’Italia Under 23: nella tappa di Gaiole in Chianti fu messo fuori causa solo da un problema meccanico altrimenti si sarebbe giocato fino all’ultimo il successo parziale.

Intenzionato a migliorare nelle cronometro per dire la sua un giorno nelle corse a tappe, al momento Zimmermann è soprattutto uomo da seguire per le classiche e il tracciato di Harrogate si sposa perfettamente con le sue caratteristiche. Attaccante nato, resistente sulle brevi salite e nei percorsi tortuosi,  “Zimmermann” potrebbe essere uno dei nomi più ripetuti oggi a completare la frase: “prova ad attaccare da lontano”. Chiunque abbia intenzione di fare corsa dura o di battezzare la fuga giusta, non può farsi sfuggire la sua ruota.

Matthew Walls

In caso di sprint: guardarsi da Matthew Walls! ©Matthew Walls, Twitter

Restiamo in Gran Bretagna per un corridore tra i più veloci in gruppo: Matthew Walls. Il ventunenne nato vicino Manchester, una volta passato tra i professionisti vorrà raccogliere la pesante eredità di Mark Cavendish, ma intanto, insieme a Pidcock, è la carta più importante dell’intera spedizione britannica in questa rassegna iridata. Qualcuno storcerà il naso, valutando il tracciato inglese forse un po’ troppo ostico per il corridore, ma per lui vale lo stesso discorso di Dainese: è uno dei più veloci in gruppo e guai a portarselo allo sprint.

Pistard di livello – spesso in coppia con Ethan Hayter, grande assente di questa gara, a causa dell’infortunio patito al Tour de l’Avenir – il suo nome torna di moda in caso di sprint più o meno numeroso: viste le sue punte di velocità è tra i papabili a salire sul gradino più alto del podio; viceversa potrebbe sparire dai radar se la corsa dovesse rivelarsi dura. In stagione è stato capace di vincere una tappa al Giro Under 23 precedendo Groves e Ferri, anche loro presenti oggi, e di recente si è messo in evidenza al Tour of Britain in mezzo a tanti professionisti: spicca soprattutto il secondo posto al termine di un convulso sprint chiuso alle spalle di Groenewegen, ma davanti a Trentin, uno dei possibili vincitori domenica.

Stan Dewulf

Se la corsa è dura, Dewulf può diventare il favorito assoluto. ©Stan De Wulf, Twitter

Abbiamo aperto la carrellata dei nostri dieci nomi con un belga del World Tour, la chiudiamo con un suo connazionale e collega dei piani alti: Stan Dewulf. Il fiammingo di Stavele, classe ’97 e in forza alla Lotto, nella sua prima stagione a tempo pieno tra i professionisti ha mostrato il suo valore cercando spesso la fuga nelle classiche del Belgio, dimostrando coraggio e confermando quell’attitudine alle corse di un giorno che già aveva evidenziato tra gli Under 23. Nel 2018 si è messo in luce grazie alla sua poliedricità: vincitore della Roubaix Espoirs – dopo essere finito terzo nella sua versione per juniores -, sul podio in una breve corsa a tappe come il Tour de Bretagne e ancora tra i migliori alla Liegi-Bastogne-Liegi sempre per Under 23, Stan Dewulf – che sogna di vincere La Ronde – nella prova odierna veste i ruoli della seconda punta in casa belga, ma con la possibilità, in caso di fuga o corsa molto selettiva, di inserirsi e poi provare a giocarsi tutto nel finale.

Doti, fondo ed esperienza non gli mancano, ama il maltempo, e lo spunto veloce è quello che può permettergli di ereditare il titolo da Marc Hirschi. La concorrenza, però, guarderà ai belgi come avversari principali e i ragazzi in maglia celeste dovranno dimostrare di resistere alle pressioni e le varie squadre che verosimilmente gli correranno contro. Inssbruck 2018 insegna.

 

Altri

 Quella di quest’anno è di sicuro una della Italia più forti, complete e solide degli ultimi anni: basterà? ©Team Colpack, Facebook

La vera impresa è stata sceglierne solo dieci; il grande equilibrio visto in stagione tra gli Under 23, sommato alle incertezze del meteo, ai corridori che arrivano dal mondo dei professionisti e a un percorso tortuoso, e di difficile interpretazioni, regala diversi scenari e allarga la rosa dei pretendenti alle medaglie a tanti altri nomi di un certo spessore.

E allora facciamo ordine: nella lista manca un rappresentante di una nazionale come l’Olanda, che se tra i professionisti avrà probabilmente il corridore favorito, qui tra gli Under 23 presenta una squadra solida, ma senza una vera punta capace di poter scoperchiare i piani dei favoriti. Ci aspettiamo una condotta di gara garibaldina da parte dei tulipani e il maggiore indiziato è l’attaccante per antonomasia Schelling, mentre l’uomo deputato allo sprint sarà certamente Eekhoff: in caso di arrivo di un gruppetto, il futuro corridore del Team Sunweb resta uno dei più pericolosi. Da non sottovalutare le qualità però del resto della squadra: van den Berg, Hoole ed Eenkhoorn sono tutti corridori che possono ambire a un posto sul podio.

Un occhio alla Polonia: tre uomini a tirare per Sajnok e Aniolkowski, entrambi pericolosi allo sprint, con il corridore della CCC che esce da un’ottima Vuelta. A proposito di Vuelta, dalla Spagna arriva il colombiano Higuita: vincitore di un arrivo in salita, il portacolori della Education First avrebbe preferito un tracciato più duro e forse meno tortuoso dal punto di vista planimetrico: difficilmente in questa corsa sarà un fattore, ma guai a escluderlo a priori.

L’Austria non ha una vera e propria punta per un percorso di questo genere, ma Patrick Gamper e Wildauer potrebbero provare un azione da lontano, magari sin dal tortuoso tratto in linea, che si sposa perfettamente con le loro caratteristiche: occhio a loro due perché con la verve da attaccanti che li contraddistingue, potrebbero fungere da ago della bilancia della corsa.

Van Wilder arriva forse un po’ lungo a questo Mondiale, ma il Belgio ha un sestetto fortissimo che sarà da battere per tutti. ©LeSoirSports

Il Belgio, oltre ai già citati, avrà in Van Wilder e Van Moer – altro corridore che arriva dal World Tour – due carte di riserva di qualità, ma il classe 2000 sembra arrivato a questa rassegna un po’ col fiato corto, come dimostra la prova a cronometro. Il Canada punta su Zukowsky: il classe ’98 è uomo pericoloso dovesse centrare la fuga, stesso discorso per l’Irlanda con il giovane classe 2000 Healy, già vincitore di una tappa all’Avenir sotto la pioggia e dopo una lunga fuga. E a proposito di fughe, occhio alla Danimarca: tutti i corridori al via sono passisti di livello, capaci di ribaltare l’ordine precostituito: Kron, Bjerg, Hulgaard, Hindsgaul, Norsgaard e Stokbro: qualsiasi di questi nomi potrebbe essere il cavallo giusto per il successo finale.

Nell’Eritrea si segnala Ghirmay: dotato di spunto veloce e resistente sugli strappi, tutto da valutare su un percorso così tortuoso; il Kazakistan con Pronskiy, il Portogallo con Almeida e la Finlandia con Hanninen – sul podio lo scorso anno – sono corridori da considerare, soprattutto se la corsa dovesse essere impegnativa come quella degli juniores. La Francia ha in Burgaudeau, altro corridore che arriva dal mondo dei professionisti, un atleta da seguire in caso di corsa dura, mentre la Germania ha un altro nome importante che proverà a fare selezione da lontano oppure a inserirsi al vertice in caso di gara selettiva: Rutsch.

Capitolo Italia: la corsa a eliminazione potrebbe esaltare Aleotti, uno dei migliori Under 23 della stagione e che sarà deputato a gettarsi nelle fughe: da valutare con quante energie sarà arrivato dopo una stagione lunga e dispendiosa, mentre Battistella e Covi, corridori temibili sulle salite brevi di questo tracciato e dotati di spunto veloce, potrebbero essere garanzia in caso di sprint in un gruppetto selezionato. Infine Ferri sarà pesce pilota di Dainese in caso di sprint più o meno compatto.

Dopo l’ennesima medaglia a cronometro, McNulty guida una nazionale statunitense particolarmente agguerrita e di qualità e motivata dal grande risultato ottenuto ieri da Simmons nella prova junior. ©Granada, Wikimedia Commons

L’Ungheria, nazione in grande crescita, proverà a salire sul podio con uno dei tanti talenti che compone la sua formazione, sia Peák che Valter saranno da considerare pericolosi in caso di corsa dura. Nel tricolore magiaro si segnala al via anche la ruota veloce Karl, possibile alternativa ai due sopra, per un arrivo in volata. Il Lussemburgo con Geniets e Ries e la SpagnaElosegui è l’uomo migliore – si accodano a quelle nazionali che vogliono selezione, ma è difficile immaginarceli in zona podio.

Il quartetto USA, invece è tutto da seguire e avrà interesse a fare selezione da lontano: McNulty, Garrison, già medagliati nella cronometro, ma anche il giovane Vermaerke  – vincitore della Liegi – e Jorgenson, potrebbero trasformarsi persino in fari della corsa e corridori da battere. Se la Slovenia con Jerman può essere molto pericolosa in caso di sprint, diverso il discorso della Norvegia di Foss. Non hanno un vero e proprio uomo veloce per concorrere alle medaglie, ma il vincitore del Tour de l’Avenir potrebbe promuovere azioni una dietro l’altra in prima persona e grazie al maltempo, viste anche le sue notevoli e riconosciute capacità di guida, potrebbe mettere in difficoltà le nazioni più interessate a una corsa chiusa. Discorso simile per i fidi Sleen e Urianstad che per inseguire sogni di gloria, devono sperare di arrivare da soli al traguardo.

Per chiudere: l’Australia avrà Jenner come alternativa a Groves, difficile immaginarcelo in una top ten, la Svizzera, come anticipato, due pedine alle spalle di Bissegger che potrebbero persino salire sul podio: Jacobs e Froidevaux; discorso differente per la Serbia che, orfana del forte Rajovic, punterà molto sull’ ”italiano” Stojnić, in procinto a passare alla Neri nel 2020, per lui possibile una fuga da lontano per far conoscere anche al grande pubblico i progressi delle ultime settimane.

Foto in evidenza: ©Emanuela Sartorio

Alessandro Autieri

Alessandro Autieri

Webmaster, Fondatore e direttore editoriale di Suiveur. Doppia di due lustri in vecchiaia i suoi compagni di viaggio e vorrebbe avere tempo per scrivere di più. Pensa che Mathieu Van der Poel e Wout Van Aert siano la cosa migliore successa al ciclismo da tanti anni a questa parte.