Vicente Trueba, la Pulce dei Pirenei

Vicente Trueba è stato uno degli scalatori più importanti della storia.

 

 

Vicente Trueba fu una cometa che irradiò il firmamento ciclistico per un istante, prima di tramontare rapidamente all’orizzonte. Ma dopo quel suo fugace passaggio, nulla è stato più come prima. La sua brevissima epopea negli anni ’30 del secolo scorso, infatti, ha rivoluzionato per sempre questo sport. Soprannominato la Pulce dei Pirenei, poiché minuto ma indomito in salita, Trueba è ricordato come uno dei primi grandi scalatori puri nella storia delle due ruote.

Nato a Torrelavega, nella minuscola Cantabria, Vicente è il terzo di otto fratelli. Lui e i due maggiori, José e Federico, durante la loro giovinezza lavorano come coltivatori di patate. Grazie ai soldi guadagnati riescono a comprarsi una bicicletta.

José, successivamente, diventa un corridore abbastanza importante e può permettersi di acquistare dei nuovi mezzi. Tra essi vi è una Favor, con la quale la Pulce dei Pirenei muove i primi passi su quel veicolo che ben presto diventa la sua ragione di vita.

©Raúl Gómez Samperio, Twitter

Vicente passa professionista nel 1926 e il primo successo non tarda ad arrivare. Quello stesso anno, infatti, in una giornata a dir poco torrida, conquista il Gran Premio Gorordo, nella sua Cantabria. Il fratello José prende in testa la salita decisiva de La Braguía, ma fora poco dopo. La Pulce ha, così, l’occasione di correre per sé. Trueba scatta e nessuno, lungo quelle rampe così arcigne, riesce minimamente a contenerlo. Vince con sei minuti di vantaggio sul secondo.

Durante quella stessa gara, a causa del caldo infernale, un corridore si sente male in salita e muore. Trueba, con grande signorilità, donerà i soldi vinti quel giorno alla famiglia del defunto, in modo che possano permettersi di organizzare il funerale.

In breve tempo, Trueba diventa uno dei nomi di spicco della scena spagnola. Nel 1929 è quinto alla Volta a Catalunya, corsa più importante della sua nazione, a 18′ dal vincitore Mariano Cañardo. Inoltre, in quella stessa stagione, conquista anche il Circuito Ribera Jalón.

L’anno successivo, invece, si guadagna la chiamata alla Grande Boucle trionfando in ben quattro gare: il Circuito de Pascuas, il Circuito de Pamplona, il G.P. de Burgos e il Circuito de Sodupe.

Nel 1930 Vicente Trueba partecipa al Tour de France tra le file della selezione spagnola. Con lui ci sono il fratello José, Salvador Cardona, Valeriano Riera, Francisco Cepeda, Juan Mateu, Jesús Dermit, Nicola Tubu. Cardona, in virtù del quarto posto ottenuto nella stagione precedente, è il leader della squadra, oltreché uno dei favoriti per la vittoria finale.

©David Guénel, Twitter

La Grande Boucle, tuttavia, non va come previsto. Gli spagnoli sono di rado protagonisti. In classifica generale i migliori sono Cardona e Riera, rispettivamente sedicesimo e diciassettesimo. Il più giovane dei Trueba, invece, arriva solo ventiquattresimo.

Ci sono, inoltre, anche delle tensioni tra gli iberici e il direttore del Tour Henri Desgrange. Una sera, infatti, a Perpignano, gli spagnoli notano gli italiani bere del vino e decidono di fare altrettanto. La cosa sfugge loro di mano, però, e finiscono per alzare un po’ troppo il gomito. La bravata non passa inosservata agli occhi del vulcanico Henri, il quale, il giorno seguente, tramite la stampa, accusa pubblicamente Trueba e compagni di essere un gruppo di ubriaconi.

Scottato da quanto successo in Francia, Vicente decide di non tornare al Tour nel 1931. Passa la stagione a correre in Spagna e ottiene, tra gli altri risultati, un secondo posto nella prima storica edizione della Subida a Urkiola. A batterlo è Ricardo Montero, autentico ciclone (vincerà oltre cento corse in carriera) nonché nemesi per eccellenza, sul suolo nazionale, della Pulce dei Pirenei.

Montero, che come Vicente proviene da una famiglia di ciclisti (il fratello Luciano è un altro tra i nomi più famosi della scena spagnola dell’epoca), a cavallo tra gli anni ’20 e gli anni ’30 batte innumerevoli volte Trueba. Citiamo, tra le altre corse degne di nota, oltre alla Subida a Urkiola del ’31, anche la Santikutz Klasika del ’30 e la Clásica de los Puertos de Guadarrama del ’32.

Nel frattempo, al Tour del ’31, solo Cepeda prende il via tra le file della nazionale spagnola, mentre Cardona vi partecipa come cicloturista. Questo fa si che Desgrange non inviti la Spagna all’edizione del ’32. Così Trueba, il quale decide di tornare in Francia dopo che un ragazzo del suo paese lo accusa di essere malato di tubercolosi (all’epoca considerato uno smacco enorme), s’iscrive come isolato.

©Urtekaria, Twitter

Trueba, pur gareggiando senza squadra, è autore di una Grande Boucle degna di nota. Ottiene anche un quinto posto di tappa nella decima frazione che arriva a Nizza. Ma è il suo modo di correre, con la ciliegina del passaggio per primo in cima alla mitica erta pirenaica dell’Aubisque, in una giornata da tregenda, a non lasciare indifferenti gli appassionati.

Con quel suo stile unico in bicicletta, che oggi definiremmo en danseuse, quel microscopico grimpeur che viene dalla Cantabria strega Desgrange. Il direttore della Grande Boucle, per l’anno seguente, decide di inserire una particolare graduatoria che possa premiare i corridori come Trueba: cioè coloro che passano per primi in vetta ai colossi di Alpi e Pirenei. Nasce in questo modo la classifica dei gran premi della montagna, la quale verrà successivamente adottata da tutte le corse a tappe.

Arriviamo, così, a quel 1933 che consegna Vicente Trueba alla storia. Prima prende parte al Giro d’Italia, l’ultimo vinto da Alfredo Binda, dove, tuttavia, non è mai protagonista. Poi si ripresenta al Tour de France, nuovamente come cicloturista. Il che voleva dire, sostanzialmente, doversi pagare vitto e alloggio e non avere l’assistenza tecnica.

Il Tour di Vicente, ad ogni modo, è semplicemente magnifico. In salita è il più forte. Ottiene quattro piazzamenti nei primi dieci, di cui due tra i primi cinque e un podio (a Tarbes arriva a giocarsi la tappa, ma viene battuto in volata da Jean Aerts). In classifica generale, inoltre, è sesto a 27’27” dal vincitore Georges Speicher.

Soprattutto, però, il minuto grimpeur cantabrico fa la storia poiché scollina in testa sul Peyresourde, sul Vars, sul Tourmalet, sul Ballon d’Alsace, sul Brauss, sull’Aspin, sull’Aubisque e, soprattutto, sul Galibier. In quest’ultima ascesa stabilisce il nuovo record di scalata e passa per primo con 11′ di vantaggio su Learco Guerra. La Locomotiva umana, tuttavia, riuscirà a riacciuffarlo e a conquistare il successo parziale.

Sulla destra dell’immagine, c’è un solitario e minuscolo battistrada: è Vicente Trueba sull’Aubisque. ©David Guénel, Twitter

Tanto fenomenale in salita quanto disastroso in discesa, Trueba diventa comunque estremamente popolare per le danze in cui si esibisce ogni volta che la strada s’inerpica. È il primo nella storia a vincere la classifica dei gran premi della montagna della Grande Boucle, totalizzando 134 punti contro gli 81 del secondo, vale a dire Antonin Magne. Inoltre, le sue prestazioni gli permettono di guadagnare oltre settantacinquemila pesetas.

Il cantabrico, oltretutto, è uno dei sei corridori che arrivano dentro il tempo massimo nel corso della decima tappa, la Digne-les-Bains-Nizza. Purtroppo per lui Henri Desgrange, che nel frattempo aveva coniato il soprannome Pulce dei Pirenei, decide di salvare buona parte degli atleti che avrebbero dovuto abbandonare la corsa (ripartiranno in quarantatré). Senza questo provvedimento Trueba avrebbe vinto il Tour.

Grazie alla prova decisamente convincente di Trueba, la selezione spagnola torna al Tour de France nel ’34, anche se gli iberici devono accontentarsi di spartire la squadra con la Svizzera (quattro spagnoli e quattro svizzeri). La Pulce dei Pirenei è autore di un’altra ottima prestazione: conquista cinque piazzamenti tra i primi dieci, fra cui due podi, e conclude decimo in classifica generale, penalizzato anche da una cronometro di novanta chilometri. Tra lo stupore generale, però, perde la classifica dei gran premi della montagna, tra l’altro abbastanza nettamente (111 a 95), per mano del francese René Vietto.

©Conquista – join us for the ride, Twitter

Nel 1935 la Spagna ha una squadra tutta per sé al Tour. Trueba, però, non ha una grande condizione e decide di abbandonare la gara nel corso della quinta frazione. Due giorni più tardi, lungo la discesa del Galibier, cade e muore un connazionale e amico della Pulce: Francisco Cepeda. Un evento che segnerà per sempre Vicente. Nulla sarà più come prima per lui.

Sarà quella, ad ogni modo, l’ultima comparsa della Pulce dei Pirenei alla Grande Boucle. Nel 1936, in Spagna, scoppia la guerra civile. Vicente, già profondamente segnato dalla scomparsa di Cepeda, decide di abbandonare l’attività agonistica a soli trentuno anni. Proverà a riprendere, ma non riuscirà mai a tornare il corridore visto nella prima metà degli anni ’30.

A ottantuno anni, il 10 novembre 1986, Vicente Trueba si spegne. Ancora oggi, tuttavia, l’immagine di quell’uomo minuscolo che scala le montagne ballando sulla bicicletta è impressa nella storia di questo bellissimo sport. Se oggi al Tour de France esiste la maglia a pois di miglior scalatore, lo dobbiamo a lui: la Pulce che ha rivoluzionato il ciclismo.

 

 

Foto in evidenza: ©A La Contra