Molestie nel ciclismo femminile

La storia che riguarda Patrick van Gansen non va assolutamente taciuta.

 

 

Sara Mustonen, Esther Meisels, Chloë Turblin. Nomi che forse diranno poco a chi non segue il ciclismo femminile. Eppure di loro bisognerebbe parlare un po’ di più, in particolare in Italia, dove la vicenda che le ha coinvolte è passata particolarmente sotto traccia. Queste tre ragazze, tutte militanti nel team belga Health Mate nelle ultime due stagioni, di recente, hanno denunciato il loro team manager per molestie. Il team manager in questione è il belga Patrick van Gansen, il quale guida il team Health Mate dal 1° gennaio 2018.

Le tre hanno denunciato van Gansen in maniera separata (Turblin tramite il padre). Meisels, ventitrenne israeliana, racconta di aver abitato a casa del team manager poiché non aveva una residenza in Belgio, ove è andata a correre. Lui non la pagava, stando alle parole della giovane ciclista, e dunque lei non poteva andare a vivere da un’altra parte. Durante il periodo passato nella casa di van Gansen, benché avesse messo in chiaro di non essere disponibile per una relazione, la ragazza era solita subire richieste esasperanti di baci e abbracci da parte del manager. Sovente, inoltre, si permetteva di toccare la ragazza senza il suo consenso.

Patrick van Gansen. ©www.cycleliveteam.com

Meisels accusa, oltretutto, Van Gansen di usare il suo potere sulle ragazze. Non essendo le cicliste del team Health Mate, infatti, star affermate come Anna van der Breggen o Marianne Vos, ma piuttosto ragazze in cerca di una chance, era più facile per il team manager abusare della sua posizione. Alla domanda di Esther se potesse correre una determinata gara, la risposta di van Gansen era sempre “vedremo”. In seguito, lui era solito inserirla nella lista partenti della corsa in questione e chiederle un bacio.

Mustonen, svedese di trentotto anni, parla di violenza verbale e continui commenti a sfondo sessuale. La ragazza, durante la sua militanza nell’Health Mate, ha scritto due volte all’UCI per denunciare i comportamenti del team manager. Il primo dopo che, durante la presentazione del team, mentre si cambiava la maglia, van Gansen esclamò “Questo è quello che voglio vedere, ora hai il contratto assicurato per l’anno prossimo”. E il secondo dopo averla minacciata di non iscriverla più a nessuna corsa se non avesse cambiato “atteggiamento”. In questo frangente, probabilmente, potremmo dire di essere davanti anche a un caso di mobbing.

Anche Mustonen, inoltre, ripete quanto già detto da Meisels. Ovvero che van Gansen sfrutta la sua posizione per abusare di ragazze che inseguono un sogno. Il ciclismo femminile non è remunerativo come quello maschile, spesso una chance bisogna tenersela stretta e questo permette a squali come van Gansen di avere la strada spianata.

Turblin, ventitrenne francese, parla di un escalation di comportamenti scorretti da parte di van Gansen che arriva fino alle molestie. Van Gansen, in questo caso, ribatte dicendo che i due avevano una relazione e che il padre, il quale ha sporto denuncia per la ragazza, non era a conoscenza di ciò.

Sono pochissime le atlete che godono di una certa popolarità: Annemiek van Vleuten è una di queste. ©GiroRosaIccrea, Twitter

Altre cinque ragazze che hanno corso in passato per la Healt Mate hanno scritto pochi giorni fa una lettera all’UCI riguardante i comportamenti che van Gansen ha tenuto nei loro confronti. Si parla di continue aggressioni verbali, body shaming e insulti a sfondo sessuale. Inoltre, le accuse mosse da Meisels sono state riprese anche dall’ex ciclista statunitense Liz Hatch. Hatch conferma di essere stata, sei anni fa, anch’egli vittima di continue molestie e rischieste di baci e abbracci da parte del manager belga.

Non molto tempo fa accuse simili erano state fatte da dieci atlete anche al manager della Cervelo-Bigla Thomas Campana. Nel suo caso, però, non si era parlato di molestie, ma “solo” di violenza verbale, stipendi non pagati, noncuranza degli infortuni delle atlete e body shaming (pratica, se così si può chiamare, agghiacciante nel ciclismo femminile tanto quanto in quello maschile, se pensiamo a tutti i casi di anoressia che abbiamo visto negli anni tra i corridori).

Quest’ultimo punto, per la verità, è agghiacciante tanto quanto le molestie e il mobbing di cui sopra. Sovente si tende a sottovalutare quanto la salute non solo fisica, ma anche psicologica degli atleti sia fondamentale. Questo non solo nel ciclismo femminile, ma nel ciclismo e nello sport in generale.

Casi di anoressia, come scritto sopra, li abbiamo visti sia tra gli uomini che tra le donne. Non di rado, i ciclisti sono stati indotti alla malattia da tecnici senza scrupoli. E che dire, anche qui, dei tanti atleti che negli anni hanno sofferto di depressione? In certi casi la cosa ha pure avuto conseguenze tragiche, citiamo gli esempi del grande scalatore spagnolo José Maria Jiménez e quello recente della pistard Kelly Catlin, argento olimpico a Rio e suicidatasi a soli ventitré anni.

©www.cycleliveteam.com

Osservando un quadro del genere, il sangue nelle vene si gela al sol pensiero di qualche tecnico che si permette di insultare le atlete per via del loro peso, di mandarle in gara in condizioni fisiche non ottimali e, soprattutto, di ricattarle chiedendo loro “favori” di un certo tipo.

Van Gansen, dal canto suo, continua a rispondere a spron battuto alle accuse. Oltretutto, ha avviato una causa per diffamazione contro le sue ex cicliste. L’UCI, nel mentre, ha aspettato molto prima di intervenire e solo in data 28 giugno ha avviato le indagini. Probabilmente era prioritario, per loro, andare a controllare i valori del passaporto biologico di dieci anni fa di Cobo Acebo, piuttosto che preoccuparsi per una situazione che inizia a sembrare tutto fuorché normale.

Pensare di estirpare tutti i van Gansen che girano nel ciclismo è utopistico, almeno in tempi brevi. Ma iniziare a sensibilizzare di più l’opinione pubblica sull’argomento salute degli atleti e tutelare maggiormente le cicliste dovrebbe essere una priorità per l’UCI. È possibile che un corridore con valori anomali nel passaporto biologico, e nessuna positività accertata, venga sospeso in via immediata, e un team manager accusato di molestie da nove atlete no?

 

 

Foto in evidenza: ©Tara Gins, Twitter