Laurens Sweeck è uno dei migliori crossisti del ciclocross contemporaneo.
L’espressione che assume il viso di Laurens Sweeck durante una gara di ciclocross basterebbe per scrivere su di lui un’intera collana di libri. Ci sono atleti che sono bravissimi a mascherare le proprie emozioni. E poi c’è Laurens, il cui volto, quando attacca il numero alla schiena, esprime platealmente un mix di fatica e tristezza. Probabilmente quello è lo stato d’animo che si prova quando ci si deve confrontare quasi ogni domenica con Wout van Aert e, soprattutto, con Mathieu van der Poel.
E dire che Laurens è un talento cristallino. Possiede tecnica e classe sopraffine, è un artista del pedale. Sulla sabbia, in particolare, è lecito ritenerlo uno dei migliori interpreti del nuovo millennio. In un periodo storico senza un padrone, avrebbe potuto togliersi soddisfazioni a raffica. Basti vedere quante volte ha perso, quest’anno, nei circuiti più adatti a lui dal solo van der Poel. In particolare, non possono non saltare all’occhio i secondi posti nel Duinencross di Koksijde e a Ruddervoorde. In quelle due occasioni Sweeck si era esaltato com’era chiamato a fare. Gli umani se li era levati tutti di ruota. Davanti a lui, però, c’era sempre quella Chimera invincibile.
Di Laurens abbiamo sempre detto che è un discontinuo, un lunatico. Mario De Clercq, il suo direttore sportivo, non propriamente l’ultimo arrivato, dice di lui che è fin troppo buono. A Sweeck sgomitare piace poco, si fa rubare la posizione facilmente, in partenza si perde sovente nel traffico. È l’esatto opposto del compagno Eli Iserbyt, un pitbull che non si fa problemi a fare a sportellate con rivali più grandi e più grossi di lui. Probabilmente, come ci suggerisce il suo volto triste, è Sweeck il primo a sapere che non sarà lui il Bellerofonte che ucciderà la Chimera. Ma questo realismo che pervade Sweeck gli ha permesso di sviluppare la capacità di esaltarsi nei momenti in cui le gambe dovrebbero tremare. Nella stagione di ciclocross che sta per concludersi, il nativo di Leuven è diventato cinico.
Triste, affaticato, ma mai timoroso. Nel momento del bisogno Laurens ha sempre lasciato a casa il Dottor Jekyll che è in lui, preferendogli il più feroce Mr. Hyde. Ha capito che non può farci nulla se è contemporaneo di van der Poel e van Aert. Avrebbe sulle spalle anche il fardello di essere compaesano di Roland Liboton, uno che ha buone ragioni per essere considerato il più grande di sempre. Ma se si lasciasse avvolgere da tutti questi pensieri, sarebbe perso. Meglio lasciare che si manifestino tramite il suo viso, mentre la mente resta sgombra e concentrata sull’obiettivo. Sweeck sa meglio di chiunque altro che qualsiasi occasione che la strada gli propone, nell’epoca dei Dioscuri, va colta. E così ha fatto negli ultimi mesi.
Alla prima gara della stagione, il Cross Eeklo, Sweeck centra subito il bersaglio grosso. Quella andata in onda nella terra dei Gitani, fu, peraltro, uno splendido manifesto di ciò che avremmo visto nel resto della stagione. Iserbyt spadroneggia in lungo e in largo. Scatta a ripetizione, rilancia con foga. Tira violentemente il collo a Toon Aerts, l’uomo che l’anno prima era stato anche qualcosa in più del terzo incomodo. Eli sembra lanciato verso la vittoria; nell’ultimo tratto di sabbia di giornata, però, un’altra maglia Pauwels lo svernicia letteralmente. Il folletto fiammingo ha poca confidenza con quella superficie, si pianta di colpo e deve scendere dalla bici. Al contrario, Sweeck, che aveva appena superato un Aerts incapace di chiudere sul battistrada, pennella traiettorie picassiane, trova un pertugio alla destra del compagno-rivale e s’invola verso il trionfo. Un numero che solo un pittore del ciclocross può inventarsi.
La stagione prosegue, Sweeck vince a la Trek Cup e il GP Pelt, ma nelle gare più importanti, mentre il compagno Iserbyt domina, lui deve sempre accontentarsi dei gradini più bassi del podio. Alcuni sono anche piazzamenti che danno un pizzico di soddisfazione, come il terzo posto agli Europei di Silvelle. Per Laurens è la seconda medaglia di bronzo consecutiva nella rassegna continentale. Altri, però, lasciano decisamente l’amaro in bocca. Su tutti, è il caso del secondo posto a Zonhoven. Siamo alla quinta prova stagionale di Superprestige, la Challenge che il nativo di Leuven ama di più. La vinse da junior, la sfiorò da Under 23 e vi arrivò per due volte sul podio anche da Elite. Quest’anno che Mathieu van der Poel, vincitore di quattro delle ultime cinque edizioni, ha deciso di rinunciare allo scettro, Laurens sa di avere una chance.
Dopo i podi a Gavere e Ruddervoorde, Sweeck si presenta a Zonhoven al secondo posto della classifica generale, separato da un solo punto da Aerts. Ambedue, oltretutto, hanno un conto in sospeso con la fortuna. Toon ha perso tantissimi punti a Gieten, quando si agganciò con Iserbyt mentre si giocavano la vittoria e finì per avere un problema meccanico che lo relegò al nono posto. Laurens, dal canto suo, ruppe una scarpa a Boom mentre contendeva il successo proprio al due volte re della Coppa del Mondo e fu costretto ad accontentarsi della sesta piazza.
Zonhoven è uno dei circuiti più unici e iconici che il ciclocross possa offrire. A caratterizzarlo ci sono delle lunghissime discese sabbiose. L’ideale, per uno specialista di questa superficie dalla tecnica sublime come Sweeck. Aerts, però, attacca a metà gara e sorprende Laurens, il quale resta imbottigliato dietro ad alcuni rivali. L’alfiere della Pauwels, dopo un po’, si lancia all’inseguimento e pian piano recupera quindici secondi all’avversario. I due arrivano insieme all’ultimo giro e si approcciano al Sand Pit. Quelle distese di sabbia dovrebbero essere il punto di forza del nativo di Leuven, ma, dopo aver speso tantissimo nell’inseguimento, a Laurens si spegne la luce. Il fiammingo cade proprio mentre si lanciava giù e Aerts si invola.
Il volto di Sweeck è ancor più cupo del solito. Ma disperarsi è inutile, Laurens si rialza e va a prendersi il suo secondo posto. Appena tagliato il traguardo ride e scherza con Aerts. Ha perso la battaglia, ma la guerra è ancora lunga e Toon non è invincibile, non è van der Poel. Non può permettersi di scoraggiarsi per così poco, questa stagione gli offre occasioni ghiotte e sa che deve coglierle. Una di queste, oltre al Superprestige, è il campionato nazionale belga. Il circuito, poi, è quello di Anversa: un trionfo di sabbia.
Ci sarà van Aert, che già aveva costretto Sweeck ad accontentarsi di due argenti ai campionati nazionali di Lille 2016 e Koksijde 2018. Ma il crossista della Jumbo-Visma non è al 100%, è appena tornato dall’infortunio del Tour. Non è al top nemmeno il campione uscente Toon Aerts, il quale si era rotto alcune costole al Citadelcross di Namur. Laurens è il grande favorito, è l’occasione della vita e la pressione è tutta su di lui. Eli Iserbyt, sotto sotto, spera che al compagno tremino le gambe. In questo modo avrebbe una chance di vincere quella maglia così prestigiosa su un circuito decisamente poco adatto a lui.
Sweeck inizia la gara in sordina. Resta in quinta/sesta posizione a studiare van Aert, mentre Iserbyt e Aerts mostrano i muscoli. A fine secondo giro, però, si porta in testa. Laurens martella sui pedali e in un attimo fa il vuoto alle sue spalle. I tratti sabbiosi devono ancora arrivare, ma dietro di lui non c’è già più nessuno. Il portacolori della Pauwels dà sfoggio di leggiadria sulla sabbia e di erculea potenza sui prati. Fa una gara à la Niels Albert e scolpisce il successo più bello della sua carriera. Il Driekleur torna a Leuven, laddove era rimasto per dieci anni consecutivi ai tempi di Roland Liboton.
La stagione, successivamente, prosegue bene per Sweeck. Al Mondiale conquista un bel quinto posto su un circuito non adatto a lui. Si leva anche la soddisfazione di essere il primo dei Pauwels davanti a Michael Vanthourenhout e, soprattutto, a Eli Iserbyt. Dopodiché, arriva il momento di riprendere il discorso col Superprestige. Aerts ha dovuto saltare la prova di Diegem per l’infortunio di cui sopra, ma quel giorno proprio Iserbyt riuscì a ridurre il suo distacco da Laurens a un solo punto.
La tappa di Merkplas, totalmente inedita, salta a causa della tempesta Ciara che funesta il Belgio. I due, dunque, si giocheranno tutto nel Noordzeecross di Middelkerke. Un circuito sabbioso, non a caso si chiama letteralmente “Cross del Mare del Nord”. Un’altra occasione ghiotta per Sweeck. E anche questa volta Laurens si esalta sotto pressione. La prestazione del campionato belga non era un caso: il nativo di Leuven è diventato uomo da grandi appuntamenti.
Sweeck resta sornione nei primi quattro giri e lascia che Iserbyt si sfoghi. Dopodiché, però, appena sente l’odore del sangue, sbrana letteralmente la sua preda. Nel bel mezzo della quarta tornata, Laurens si affida al detto per cui la miglior difesa è l’attacco e se ne va. Anche stavolta nessuno tiene il suo ritmo. Sulla sabbia di Middelkerke, l’artista dallo sguardo triste, il quale ora veste la maglia di campione del Belgio, tratteggia un trionfo che lo proietta nell’Olimpo.
Sweeck ottiene, così, il suo secondo successo parziale in una Challenge, quattro anni dopo il primo, ovvero il Waaslandcross 2016, all’epoca prova di DVV Verzekeringen Trofee (quel giorno, ai suoi lati sul podio c’erano Wout van Aert e Sven Nys, non proprio due qualsiasi). Soprattutto, però, a coronare il tutto c’è la vittoria finale del Superprestige. In quell’albo d’oro, affianco ai nomi di Liboton e van der Poel, ora c’è anche quello di Sweeck.
Nella stagione che si sta per concludere Sweeck ha saputo elevarsi. Da perenne piazzato è diventato un vincente. E in almeno un paio di occasioni, su quel viso triste ha potuto disegnare un sorriso e anche qualche lacrima di gioia. D’altronde anche per uno come lui, trattenere la felicità dopo la vittoria del Driekleur o del Superprestige è impossibile. Anzi, pare che le feste per i suoi trionfi siano state abbastanza movimentate; dopo Middelkerke, tra l’altro, si è anche concesso il lusso di bersi una bella birra mentre lo intervistavano.
Foto in evidenza: ©Lazer Pro Cycling, Twitter