Ceylin del Carmen Alvarado, l’ottava meraviglia del mondo

Quella di Ceylin del Carmen Alvarado è una parabola in continua ascesa.

 

 

Ceylin del Carmen Alvarado è un meraviglioso connubio di culture. In gara unisce la capacità di gestione delle emozioni tipica dei fuoriclasse di Fiandre e Paesi Bassi all’estro e alla vivacità che contraddistinguono i caraibici, dando vita a un mix di nervi saldi e genio capace di portare a risultati strabilianti. D’altronde, chi se lo sarebbe mai immaginato che potesse vincere il Mondiale di ciclocross battendo Annemarie Worst in volata? Gli sprint a due persi nettamente contro la connazionale a Diegem, Nommay e Zonhoven parlavano chiaro: le chance di successo della neerlandese di origini dominicane, in quel frangente, erano bassissime.

Eppure, negli ultimi cento metri della rassegna iridata di Dübendorf, Worst si è piantata di colpo, paralizzata dalla tensione. Aveva fatto tutto giusto, era uscita in testa dall’ultima curva e doveva solo spingere il pallone in rete. Ma il peso di una gara diversa dalle altre ha schiacciato Annemarie sul più bello. Al contrario Ceylin, geniale e folle come solo i grandi artisti del pedale sanno essere, è stata capace di sgusciare fuori dalla ruota della rivale, noncurante dei pronostici a lei decisamente avversi, per andare a prendersi quella maglia che, dopo una stagione da regina di fango, sabbia e prati, decisamente meritava.

©RideShimano, Twitter

E pensare che Ceylin arrivava al Mondiale attorniata da spettri vogliosi di divorarsela. L’anno scorso si era fatta sfuggire il titolo iridato tra le Under 23 nonostante fosse la favorita assoluta. Un malanno l’aveva colpita a pochi giorni dalla manifestazione e non riuscì ad arrivarvi come sperava. Dopo la gara pianse per ore, incapace di perdonare il suo fisico che l’aveva tradita nel momento decisivo dell’annata. E che dire di quella Coppa del Mondo persa la scorsa settimana a Hoogerheide, quando una manata della dea bendata l’aveva spinta giù da una contropendenza mentre era avviata verso il successo parziale e finale. Dopo il meraviglioso periodo a cavallo tra l’anno vecchio e quello nuovo, coronato col successo al campionato nazionale neerlandese – in pratica un piccolo Mondiale -, in cui aveva travolto tutto e tutti come un’acquazzone tropicale, qualcosa sembrava essersi rotto.

Invece, nel giorno più importante della sua carriera sportiva, Alvarado ha spazzato via dalla sua mente ogni pensiero negativo. Leggiadra nello spirito e nel gesto, ha sorpreso tutti quanti una volta di più. Del resto, è da quando è iniziata la stagione del ciclocross che non smette di stupirci. Mese dopo mese aggiunge qualcosa al suo arsenale e diventa sempre più temibile e letale per tutte le rivali.

La neerlandese di origini dominicane è un fenomeno. È adatta a qualsiasi tracciato di ciclocross, sa vincere in ogni modo e non finisce mai di migliorare. A inizio stagione, in seguito ai sesti posti – peggiori piazzamenti dell’annata per lei – a Boom e nel Koppenbergcross, si pensava che potesse soffrire i circuiti più duri. Ma dopo averle visto dominare un fangosissimo Hotondcross, oppure il GP Sven Nys di Baal, non si è potuto fare altro che cambiare idea.

Ceylin sa esibirsi in assoli degni di Mathieu van der Poel, ma sa anche fare a sportellate come uno Sven Nys d’annata. Se sprigionare tutti i suoi watt non basta per vincere, allora può sempre cavarsela con un colpo di genio. Come nel Duinencross di Koksijde, dove piegò Lucinda Brand dando sfoggio di una tecnica senza eguali nel panorama crossistico femminile. In quel frangente Ceylin, Brand e la campionessa d’Europa Yara Kastelijn arrivarono inseme all’ultima duna, ma mentre il Tulipano dei Caraibi si librò con grazia su quell’infida erta sabbiosa, Brand, nel tentativo impossibile di seguire le sue traiettorie, si piantò. Lucinda fu costretta a scendere dalla bici e ostacolò anche Kastelijn. Fu l’attimo fatale, poiché del Carmen Alvarado scomparì all’orizzonte come un miraggio nel deserto.

Nata a Cabrera, nella Repubblica Dominicana, Ceylin è arrivata nei Paesi Bassi quando aveva solo cinque anni: era il 2003. Cresciuta a Rotterdam, con il mito di Marianne Vos, dice di sentirsi per l’80% dominicana e per il 20% neerlandese. Il ciclocross è una passione di famiglia da oltre un decennio: il padre fa il meccanico, lei e il fratello Salvador corrono, mentre la madre fa i massaggi. Ogni domenica, sin da quando Ceylin era bambina, gli Alvarado si recano nelle Fiandre con il loro furgone per prendere parte alle gare di cross. Negli anni, un enorme talento di base e il lavoro duro le hanno permesso di migliorarsi continuamente fino ad arrivare a conquistare due titoli europei Under 23 e due podi nella rassegna iridata di categoria. Il 6 gennaio 2019, oltretutto, è giunta anche la prima grande vittoria tra le Elite nel Brussels Universities Cyclocross, penultima tappa di DVV Verzekeringen Trofee.

Era solo questione di tempo prima che del Carmen Alvarado sbocciasse in via definitiva. E in questo 2019-2020, la caraibica ha sprigionato tutto il suo potenziale. A tre settimane dalla fine dell’annata crossistica, la neerlandese di origini dominicane vanta tredici vittorie, che fanno di lei la plurivincitrice di stagione tra le donne – fra cui Mondiale, campionato nazionale e sette prove delle tre Challenge. Oltretutto, Ceylin occupa la prima posizione sia nella classifica generale del DVV Verzekeringen Trofee che in quella del Superprestige.

©UCI Cyclocross, Twitter

Quella dell’iridata è una delle stagioni migliori nella giovane storia del ciclocross femminile. Il tutto contro una concorrenza forte come mai da quando esiste la disciplina. Già, perché oltre a Ceylin negli ultimi due anni sono esplose anche Annemarie Worst e Yara Kastelijn, e inoltre c’è pure una Lucinda Brand sempre più concentrata sul cross. Senza dimenticare le nostre Alice Maria Arzuffi ed Eva Lechner, che quando stanno bene sono rivali temibili anche per le fuoriclasse orange, la giovane Inge van der Heijden, su taluni percorsi non troppo impegnativi capace di rivaleggiare con le migliori, le due Dioscure della categoria junior Shirin van Anrooij e Puck Pieterse, già oggi capaci di lottare per piazzamenti importanti, ed Evie Richards, che quando è della partita è una rivale ostica per chiunque – e che peccato non aver visto Jolanda Neff quest’inverno a causa dell’infortunio di cui è stata vittima. Non è un caso se nello spazio di un biennio abbiamo assistito al tramonto di Sanne Cant, da cannibale capace di alzare le braccia al cielo in quasi venti gare all’anno a crossista costretta ad accontentarsi di vincere qualche corsa C2 e conquistare podi di pregio qua e là.

Per Ceylin questo è solo l’inizio. Il ciclocross è la sua passione e ha davanti a sé una storia da scrivere. Ma da fuoriclasse insaziabile qual è, tra primavera ed estate inizierà anche una nuova avventura. Si cimenterà, infatti, su strada, in un team che Christoph Roodhooft, boss di Alpecin Fenix, 777, IKO-Crelan e Creafin, ha deciso di creare per permettere a lei, Kastelijn e Worst di misurarsi con le migliori anche nel segmento più noto della disciplina del pedale. E, conoscendola, viene da dire che forse è meglio che le rivali si preparino, poiché se la caraibica si mette in testa un obiettivo, fermarla diventa un’impresa più complessa che costruire la Piramide di Cheope o il Colosso di Rodi.

 

 

Foto in evidenza: ©Rueda lenticular, Twitter