La grande guida sui neoprofessionisti del 2020

La guida più completa che potete trovare sui neoprofessionisti del 2020.

 

 

Il secondo decennio degli anni duemila si è chiuso con un deciso cambio della guardia ai vertici del ciclismo internazionale. Alcuni neoprofessionisti hanno già fatto intendere di essere non solo pronti a confrontarsi con i migliori, ma in certi casi già a sopravanzarli, diventando un vento travolgente che ha rischiato di spazzare via, all’improvviso, lo status quo.

È il caso delle folate, impetuose, sospinte dai vari Evenepoel, Pogačar, McNulty, Higuita, Hirschi, i quali hanno spaventato le massime autorità del ciclismo pedalato. Quello che si prospetta nel 2020 con i nuovi arrivati nella categoria, invece, almeno sulla carta fa meno paura. I nomi di cui andremo a parlare sono, però, da non sottovalutare e se non ora, almeno nel giro di un lustro, alcuni di loro potrebbero diventare corridori di spessore, capaci di poter rimpolpare il proprio palmarès con le corse più prestigiose del calendario.

Difficile, se non impossibile, stilare una lista di soli dieci nomi e quindi, per gettarci in questo che poi risulta essere quasi un gioco, una provocazione, abbiamo volutamente tenuto conto di qualche fattore.

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Innanzitutto, in questo elenco non figurano alcuni corridori che passeranno professionisti cammin facendo e che per qualche mese ancora si misureranno tra gli Under 23. Uno è un pezzo da novanta del ciclismo giovanile: Stefan Bissegger. Lo svizzero, lo scorso anno, ha dimostrato ampiamente di essere uno dei quattro, cinque corridori più forti; forse, per certi versi, il più forte in assoluto, se non altro per la sua completezza. E proprio la sua poliedricità lo porterà a guidare la nazionale rossocrociata sulla pista di Tokyo e solo dopo il suo tentativo di inseguire una storica medaglia olimpica nell’inseguimento lo vedremo tra i professionisti con la maglia della EF Education First. Per il momento difenderà i colori del neonato Team Monti, che fungerà da vivaio per la Deceuninck-Quick Step.

Il secondo corridore che sarebbe finito di diritto in questo elenco è Clément Champoussin. Anche del francese abbiamo avuto modo in diverse occasioni di parlarne e ne parleremo; sbarcherà nel World Tour ad aprile con la maglia della AG2R.

Il terzo è un ragazzo che al primo anno tra i dilettanti fece vedere grandi cose, ma che invece nel 2019 ha arrestato la sua progressione: Thymen Arensman. Nel 2018, il più volte campione olandese di ciclocross si mise in luce su strada al Tour de l’Avenir, chiudendo alle spalle di Pogačar ma davanti a corridori come Mäder, Vlasov e Champoussin, e arrivò sul podio anche alla Roubaix di categoria, a sottolineare la sua versatilità. Purtroppo per lui, guai fisici e diverse cadute ne hanno minato la crescita. Il giovane olandese passerà professionista a luglio con la maglia della Sunweb e avrà tutto il tempo tra gli Under 23 per riprendere il cammino interrotto.

L’ultimo corridore escluso è Mauri Vansevenant. Figlio d’arte, suo padre Wim è stato una celebre lanterne rouge del Tour de France. Nel 2019 è cresciuto in maniera esponenziale: ha vinto il Giro della Valle d’Aosta e ha attirato l’interesse della Deceuninck, che lo farà debuttare tra i professionisti nel mese di luglio. Prima, però, c’è un diploma scolastico da prendere.

Il secondo criterio che terremo in considerazione è invece quello relativo alla provenienza di ogni corridore: ne prenderemo in esame uno per nazione. Per quei corridori e quelle nazioni rimasti fuori, non c’è problema: salveremo la faccia nella seconda parte con un dettagliato paragrafo che ci illustra tutti gli altri neoprofessionisti da seguire tra World Tour e Professional.

Samuele Battistella

©Samuele Battistella, Twitter

Non potevamo non iniziare da colui che ha riportato in Italia il titolo iridato degli Under 23 dopo la bellezza di diciassette anni. Uno scossone al nostro movimento ciclistico giovanile, che sembra vivere nuovamente un momento di crescita, vista anche la qualità degli altri ragazzi passati professionisti nel 2020 – e dei quali parleremo ampiamente in un pezzo a parte. Samuele Battistella ha coronato una prima parte di carriera che lo ha visto germogliare, stagione dopo stagione, proettandolo fra i corridori più interessanti e completi dell’intero panorama. Tagliato su misura per le corse di un giorno, soprattutto quelle vallonate, a suo agio negli arrivi a ranghi ristretti, magari di quelli che tirano all’insù, Battistella ha anche mostrato un sensibile miglioramento nelle frazioni impegnative delle corse a tappe: tutti ingredienti che potrebbero aprirgli diverse possibilità di mettersi in mostra sin dal suo primo anno nella categoria maggiore. Nella stagione appena trascorsa, Battistella, tra fisiologici alti e bassi, oltre al titolo iridato ha centrato il Giro del Belvedere, precedendo al fotofinish Giovanni Aleotti, e il Tour de Limpopo, conquistando anche un arrivo in salita; poi si è reso protagonista di un ottimo Tour de l’Avenir: in classifica fino all’ultimo giorno, ha abbandonato il sogno di conquistare un piazzamento tra i primi cinque a causa di un incidente meccanico. Il classe ’98 veneto, nella stagione in corso, andrà atteso e non come salvatore e predestinato: un conto è mostrare buone cose – ottime, nel suo caso – tra gli Under 23, un altro è adattarsi al mondo del professionismo – che Battistella, per la verità, ha già assaggiato grazie a diverse esperienze con la maglia della nazionale di Cassani. La NTT Pro Cycling, per il futuro, potrebbe aver trovato una carta importante da spendere nelle corse di un giorno più impegnative, dove nel 2019 la squadra è mancata quasi del tutto.

Einer Augusto Rubio Reyes

©http://www.pianetaciclismo.it/

Tra i tanti colombiani passati in questo 2020, il nome del pitbull Rubio ci sembrava il più adatto a questa lista. Non che i vari Buitrago, Alba e Ardila valgano di meno, per carità. Soprattutto su quest’ultimo, però, pesa molto il problema al ginocchio avuto dopo il Giro d’Italia Under 23, che lo ha praticamente fatto sparire dai radar nella seconda parte della passata stagione. Tornando all’ex portacolori della Vejus Aran, questa stagione difenderà i colori di una squadra ambiziosa come la Movistar, alla ricerca degli eredi di Landa e Quintana. Il classe ’98 boyacense, nel suo cammino tra gli Under 23, ha mostrato cose importanti, ma al momento non sembra affidabilissimo per puntare sui grandi giri; sin da subito, invece, potrebbe dire la sua nelle brevi corse a tappe o addirittura nelle corse di un giorno più complicate, come ha dimostrato nella sua lunga militanza in Italia. Sono da leggere in questa chiave la vittoria nel 2018 al Gran Premio Capodarco e i piazzamenti nel 2019 tra Trofeo Città di San Vendemmiano, quarto, Giro del Belvedere, sesto, e sul finire di stagione di nuovo sesto al Piccolo Giro di Lombardia. Sia nel 2018 che nel 2019, Rubio Reyes ha mostrato comunque una certa affinità con gli arrivi in salita delle corse a tappe: primo a Dimaro al Giro Under 23 e sul Matajur – davanti a un certo Pogačar – al Giro della Regione Friuli Venezia Giulia, corsa nella quale ha ottenuto il quarto posto finale e ha vinto la classifica dei Gran Premi della Montagna. Nel 2019, invece, da evidenziare la vittoria sul Passo Fedaia al Giro d’Italia in una tappa di soli quaranta chilometri, ma che terminava in cima a una delle salite più dure e suggestive d’Europa. Vittoria che gli è valsa la classifica dei Gran Premi della Montagna e il secondo posto finale. Solido e continuo, il pitbull, più che inseguire la strada dei Quintana e dei Bernal, potrebbe da subito provare a mettersi in luce nelle corse di un giorno e nelle tante brevi corse a tappe del calendario spagnolo: in salita potrebbe rivelarsi un cagnaccio duro da sconfiggere per chiunque. Un domani chissà, la Colombia potrebbe aver trovato l’ennesimo corridore di rango per puntare ai grandi giri.

Attila Valter

©Attila Valter, Facebook

Nazione emergente dal punto di vista ciclistico, l’Ungheria vedrà promossi due corridori nel World Tour, entrambi con buone ambizioni. Attila Valter è uno di questi. Il suo 2019 è stato di estrema qualità e ha dato seguito alla crescita già dimostrata nel 2018, quando correva in un piccolo team ungherese conquistando i titoli nazionali sia in linea che a cronometro. Forte sul passo e discreto in salita, il classe ’98 di Csömör, piccola località a est di Budapest, ha vissuto una stagione dal rendimento costante, nella quale il punto più alto è stato toccato al Tour de l’Avenir: nona tappa, arrivo a Tignes, Valter è in avanscoperta sin dall’inizio e resiste al ritorno dei migliori nelle rampe finali, riuscendo a precedere così Foss, Zimmermann, Aleotti e Van Wilder. Longilineo, nessuna paura di andare in fuga, Attila Valter è a tutti gli effetti un corridore che si potrebbe definire moderno, capace di andare forte non solo a cronometro ma anche nelle salite brevi; e non è fermo nemmeno allo sprint, soprattutto se in cima ad un dentello. Viste le sue doti da all rounder, resta da capire cosa potrà diventare da grande: di sicuro la CCC si è assicurata un talento capace di dire la propria, in futuro, sia nelle corse di un giorno che in quelle a tappe.

Matteo Jorgenson

©Julie Desanlis

Profilo da seguire, quello dell’americano sbarcato in Francia nel vivaio della AG2R per cercare fortuna nel mondo del ciclismo che conta. Annata di spessore, quella appena trascorsa per lui, nonostante un grave incidente alla Parigi-Roubaix Espoirs che poteva costargli caro. A inizio stagione è protagonista del calendario italiano, con il terzo posto alla Piccola Sanremo e il quarto al Trofeo Edil C, e prosegue la sua brillante primavera classificandosi quarto alla Ronde de l’Isard, dimostrando così una certa affinità anche con le prove a tappe. Scalatore, si difende bene sia sulle salite lunghe che su quelle brevi. Dopo l’incidente sul pavé francese, Jorgenson rientra a tempo di record e resta in piena lotta per la classifica generale al Tour de l’Avenir, salvo crollare al penultimo giorno. Abbandona i sogni di gloria, ma riesce a conquistare la maglia a punti, segno di una certa regolarità su ogni traguardo. Oltretutto, in una corsa battuta dal maltempo, Jorgenson dimostra di essere corridore capace di adattarsi a ogni situazione. I suoi risultati al piccolo Tour gli valgono un contratto tra i professionisti, grazie alle sua qualità a tutto tondo e alla grande tenacia che lo contraddistingue. Si pensava di vederlo all’AG2R, ma il classe ’99 californiano stupisce tutti e firma con la Movistar. In attesa di vederlo maturare definitivamente in questo 2020, vista anche la giovane età, potrebbe essere una spalla per i propri capitani in salita, magari iniziando dalle brevi corse a tappe.

Kaden Groves

©www.segracing.com

Date le sue caratteristiche, Kaden Groves, fra i nomi elencati, potrebbe essere quello capace di andare a segno per primo e sin da subito tra i professionisti. Non è un semplice velocista puro: come ha dimostrato nella sua stagione appena trascorsa in maglia SEG, l’ex biker australiano si difende bene anche su traguardi impegnativi. Se dovesse essere chiamato in causa, potrebbe dimostrare le sue abilità già nelle corse di casa che si apprestano a dare il via alla stagione. Oltretutto la Mitchelton-Scott, dopo aver perso nelle ultime due stagioni prima Ewan e poi Trentin, avrà nel giovane aussie il corridore su cui puntare per gli arrivi di gruppo più o meno folti. Il suo 2019 è stato a due facce: dominante nella prima parte di stagione, deludente dal Giro d’Italia Under 23 in poi. Ha colto ben cinque successi di peso tra aprile e maggio – due tappe a Le Triptyque des Monts et Châteaux, due al Circuit des Ardennes e una alla Ronde de l’Isard – ai quali aggiunge il podio al Gp Francoforte Under 23 e due piazzamenti tra i primi dieci in corse in linea tutt’altro che banali come la Liegi-Bastogne-Liegi Espoirs e la Ronde van Overijssel. Da giugno in poi, al contrario, ha ottenuto solo alcuni piazzamenti sparsi qua e là, come il quattordicesimo posto nel Mondiale di Harrogate che ha un po’ deluso le aspettative. In un’annata sottotono per il sempre florido vivaio australiano, quello di Kaden Groves resta comunque un nome su cui puntare per il futuro delle corse in linea e nelle volate dei grandi giri.

Tobias Foss

©Tour de l’Avenir, Facebook

Uno dei grandi protagonisti della stagione tra gli Under 23 è stato sicuramente Tobias Foss. Ha vinto il Tour de l’Avenir, ma per correttezza dobbiamo dire che poche settimane dopo un suo coetaneo ha vinto il Tour de France. Certo, ognuno ha il suo tempo per maturare, ma questo serve a sottolineare quello che lo scorso anno abbiamo spesso ripetuto: la stagione 2019 degli Under 23 ha visto esprimersi tanti atleti di qualità, ma senza quelle punte assolute viste nell’ultimo triennio come nei casi di Gaudu, Bernal, Sivakov, Hirchi o Pogačar. Tornando a Foss, la sua è stata un’annata di qualità assoluta. Oltre al successo nel Tour dei giovani, arrivano il podio alla Liegi – è lui a fare la selezione decisiva – il settimo posto alla Gent-Wevelgem e il sesto ad Harrogate, corsa nella quale si è dimostrato uno dei protagonisti assoluti della corsa, salvo dover abbandonare nel finale ogni velleità di podio a causa del suo più grande difetto: l’essere totalmente fermo allo sprint. Forte in salita e solido nelle cronometro, Foss è il prototipo del corridore da grandi giri e per il suo approccio nel World Tour ha scelto la squadra al momento capofila di questa specialità: la Jumbo-Visma. Potrà crescere con calma alle spalle di un terzetto di capitani come Dumoulin, Roglič e Kruijswijk, potrà rubare i segreti del mestiere e magari, un giorno, provare a realizzare il suo sogno: essere il primo norvegese a vincere il Tour de France.

Ilan Van Wilder

©LeSoirSports

Dal più “vecchio” al più giovane della lista: Ilan Van Wilder, uno degli avversari principali di Evenepoel nel 2018 tra gli junior. Il classe 2000 belga ha vissuto un anno di passaggio nella categoria Under 23, correndo però come se non fosse un anno di transizione. Si è districato bene in diverse situazioni di corsa, mostrando un talento completo ma ancora acerbo, per certi versi; e non poteva essere altrimenti, visto che si trattava a tutti gli effetti di un primo anno. Tra i più forti in assoluto in salita, si difende bene anche a cronometro e non è fermo in volata. Ha ottenuto piazzamenti di rilievo in tutte le corse a tappe in cui si è presentato, dimostrando la crescita delle nuove leve belghe in ottica grandi corse a tappe. Quindicesimo a Le Triptyque des Monts et Châteaux, diciottesimo al Tour du Jura, settimo alla Ronde de l’Isard, terzo all’Orlen Nations Grand Prix, quarto alla Course de la Paix, quattordicesimo al Val d’Aosta, dove esce di classifica il primo giorno insieme a due terzi di gruppo, per poi mostrarsi uno dei più costanti nelle ultime tappe di salita. Infine ottiene un prestigioso terzo posto al Tour de l’Avenir, unico classe duemila nei primi venticinque della classifica finale. Una costanza di rendimento che mostra anche nelle corse di un giorno: undicesimo posto al Fiandre e quattordicesimo alla Liegi, naturalmente nelle gare riservate agli Under 23. Senza dimenticare il podio nel campionato nazionale a cronometro di categoria alle spalle di due atleti di livello nell’esercizio contro il tempo, vale a dire Van Moer e il più piccolo dei fratelli De Plus, Jasper. In questa stagione, Van Wilder va controtendenza e invece di proseguire la sua carriera con la Lotto Soudal, che lo aveva svezzato nella categoria, passa un po’ a sorpresa al Team Sunweb, dove sin da subito potrebbe trovare lo spazio per farsi notare.

Juan Pedro López

©http://www.girovalledaosta.it/

A rappresentare la Spagna in questa nostra lista ecco Juan Pedro López, meglio noto come Juanpe López. Il classe ’97 andaluso è stato uno dei migliori corridori della Kometa nel 2019, mostrandosi particolarmente abile in salita e meritando ampiamente il passaggio di categoria: in questo 2020, infatti, difenderà i colori della Trek-Segafredo. Nel sodalizio italo-americano, López avrà la possibilità di crescere e studiare da diversi corridori con la salita nel sangue e con un certo feeling per le corse a tappe – sarebbe superfluo fare i loro nomi. Interessante vedere, invece, come si è comportato nella scorsa stagione il forte scalatore spagnolo, intenzionato a rinverdire i fasti iberici che appaiono leggermente affievoliti dopo il ritiro di Contador e Rodríguez, tenendo conto dell’età di Valverde e in attesa della consacrazione di Mas e Soler. Vincitore dell’arrivo di Champez Lac al Giro della Valle d’Aosta – nella tappa dove i corridori hanno affrontato anche il Petite Forclaz, la dura ascesa che caratterizzerà il Mondiale 2020 -, López si è messo in evidenza anche quando è stato chiamato in causa dalla squadra per correre in mezzo ai professionisti: quarto al Tour of Antalya e medesimo risultato nella classifica dei giovani alla Volta Valenciana, dove è riuscito a precedere corridori di spessore come Mohorič e García Cortina; è stato anche quattordicesimo al Giro di Sicilia, sesto al Giro di Ungheria e diciassettesimo al Tour of Utah. Un buon bagaglio di esperienza utile per la stagione che arriva.

Jonas Rutsch

©youtube.com

Il movimento tedesco, dopo anni grigi, pare vivere nuovamente un periodo florido. Tra i professionisti emergono corridori di talento su tutti i terreni: è il caso di Ackermann, Schachmann e Buchmann, senza dimenticare la crescita di Kämna e tenendo conto di altri nomi che si sono persi strada facendo come Mathis, Herklotz e Appelt. Tra gli Under 23 sono esplosi definitivamente in questa stagione due corridori dal sicuro avvenire: George Zimmermann e Jonas Rutsch. Quest’ultimo, ex portacolori del Team Lotto Kern Haus, in questa stagione vestirà la maglia sgargiante della EF Education First. Nel 2019 si è mostrato corridore solido e vincente, capace di dire la sua su ogni terreno. Con la maglia della sua nazionale ha conquistato un successo pesante come la Gent-Wevelgem di categoria al termine di una corsa molto dura, proponendo la selezione sul Kemmelberg e battendo in uno sprint a due uno dei corridori più interessanti del panorama, ovvero Leknessund. In stagione, il giovane teutonico si è ben distinto anche nelle prove che lo hanno visto correre in mezzo ai professionisti: ottavo alla Rund um Koln e nella classifica finale del Giro di Lussemburgo. E ha ottenuto un pesante secondo posto nella tappa regina del Tour Alsace, chiudendo alle spalle del ceco Schlegel, una frazione che proponeva un arrivo in salita sulla Station de Lac Blanc al termine di undici chilometri di ascesa e dopo una tappa da oltre quattromila metri di dislivello, finendo davanti a diversi atleti estremamente quotati in salita. Dice di amare particolarmente le corse con il pavé e, data la tenuta sugli strappi brevi, una corsa come il Fiandre in futuro potrebbe essere cucita su misura per le sue caratteristiche. Senza dimenticare che potrebbe persino diventare corridore capace di dire la sua nelle corse a tappe.

Ethan Hayter

©Giro Under 23

Chiudiamo la lunga carrellata parlando di uno maggiori talenti del ciclismo britannico e non solo: Ethan Hayter, per alcuni il vero astro nascente del movimento brit, ancora più del plurititolato e celebre Thomas Pidcock. Il classe ’98 londinese, in questi anni, ha fatto vedere cose importanti sia in pista che su strada e la scelta che lo ha portato al Team INEOS potrebbe fargli ripercorrere le orme di due grandi pistard, poi capaci di vincere persino il Tour de France: Thomas e Wiggins. Hayter, però, rispetto ai due corridori menzionati ha mostrato doti eccellenti in salita e nelle corse a tappe sin dal suo approccio con il ciclismo. Nel 2018, al secondo anno tra gli Under 23, arriva tra i primi dieci nell’impegnativo Mondiale di Innsbruck, corsa che ha messo in mostra tutti i più forti corridori tra gli Under 23. Nel 2019 la sua crescita non si è arrestata e oltre a essere stato capace di vincere in volate più o meno affollate – due vittorie al Giro d’Italia Under 23 e una al Tour de l’Avenir -, riesce a fare classifica proprio nella corsa a tappe italiana, chiusa al quindicesimo posto nonostante le tante tappe di montagna, chiudendo ottavo sul Monte Amiata e sesto sul Passo Maniva. Successivamente ha vinto anche la classifica finale della breve corsa a tappe francese A Travers les Hauts de France. Questa corsa, a onor del vero senza alcun tipo di asperità, la conquista grazie a un colpo di mano il secondo giorno sul traguardo di Bonningues-lès-Calais. A dimostrazione del vasto repertorio di abilità che riesce a mettere in campo, Ethan Hayter, con la maglia della nazionale britannica, ha chiuso nei primi dieci la Prudential Ride London, vinta da Viviani in volata dopo essersi classificato quinto al campionato nazionale. La sua stagione si conclude anzitempo al Tour de l’Avenir, all’indomani del successo ottenuto a Mauriac su un percorso particolarmente tortuoso. Hayter cade e si rompe la clavicola, dovendo abbandonare il sogno di lottare per la maglia iridata nel mondiale di casa. Hayter, come si diceva, è anche un ottimo pistard. Ai numerosi titoli nazionali, continentali e persino mondiali, tra gli juniores e gli under 23, nelle ultime due stagioni ha primeggiato anche nella categoria maggiore. All’Europeo del 2018 ha conquistato l’oro nell’omnium battendo un certo Elia Viviani, mentre nel 2019, nella rassegna iridata di Pruszków, ha colto il bronzo, sempre nell’omnium, finendo alle spalle di Stewart e Thomas, ma davanti ad atleti di spessore come Consonni e van Schip – uno dei protagonisti di quell’edizione – e l’argento nell’inseguimento a squadre, dove la sua Gran Bretagna è stata sconfitta solo da una pressoché imbattibile Australia. Madison, omnium e inseguimento a squadre sono il suo obiettivo per Tokyo 2020 e poi finalmente avremo modo di ammirare la sua poliedricità anche su strada.

Altri

©www.leprogres.fr/

Vediamo ora altri corridori di qualità che di sicuro si potranno mettere in mostra già dal 2020. Partiamo da una delle nazionali faro del movimento giovanile, il Belgio. Oltre a van Wilder e Vansevenenant, da seguire con attenzione Kobe Goossens, attaccante nato che troverà nella Lotto Soudal due fonti d’ispirazione in De Gendt e Wellens. Adatto soprattutto alle corse impegnative, pur non essendo dotato di grande esplosività, Goossens vanta anche un discreto passato da ciclocrossista, attività abbandonata per concentrarsi totalmente sulla strada. Dal Belgio sbarcano nel professionismo anche Huys, con la maglia della Bingoal, altro corridore con la fuga nel sangue, e il forte cronoman Jasper De Plus – Circus-Wanty Gobert. Andranno a rimpolpare le fila della Sport Vlaanderen altri due corridori reduci da un’esperienza pluriennale in maglia Lotto Under 23, entrambi molto interessanti da seguire: Sander De Pestel, corridore adatto alle gare di un giorno, e Julian Mertens, che nel 2019 non ha tenuto fede a quanto di buono fatto vedere la stagione prima. Mertens è un corridore dotato di spunto veloce, ma che si difende bene anche in salita: per lui si prospetta un futuro nelle corse in linea più impegnative.

©Eddy Finé, Twitter

Ci spostiamo in Francia: oltre a Champoussin, interessante il profilo di Eddy Finé, un corridore che ricorda per certi versi Alaphilippe – anche per il passato nel ciclocross – e che in questa stagione difenderà i colori della Cofidis. Con la Groupama passano Simon Guglielmi, corridore completo e regolare, sempre presente nelle classifiche finali delle corse a tappe dell’ultimo biennio, e Alexis Brunel, uno dei talenti del panorama francese da seguire. Classe ’98, il suo 2019 è stato costellato da una serie incredibile di cadute e incidenti, ma nel finale di stagione è stato capace di svoltare un’annata terribile vincendo in grande stile la Paris-Tours Under 23. Con la maglia della Israel Start-Up Nation vedremo invece Alexis Renard: portato per le corse di un giorno e dotato di spunto soprattutto negli arrivi che puntano all’insù, nel 2019 è stato capace di conquistare il titolo tricolore riservato ai dilettanti senza limiti di età. Altri nomi da seguire con un certo interesse: desta curiosità la prima stagione tra i professionisti di Antoin Benoist, uno dei migliori ciclocrossisti francesi, classe ’99, da capire quanto lo vedremo effettivamente correre su strada. Con la Nippo-Delko passa invece Pierre Barbier. Classe ’97, divide la sua attività con il ciclocross Ha corso per una stagione nel defunto BMC Team Development ed è corridore dotato di spunto veloce adatto soprattutto alle corse di un giorno. Nel calendario francese potrebbe ritagliarsi uno spazio importante. Infine, da non perdere di vista un altro classe ’99: Matis Louvel, capace nella scorsa stagione di conquistare una tappa alla Ronde de l’Isard. Per lui prima esperienza a tempo pieno tra i professionisti con la maglia del team Arkéa-Samsic.

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In Spagna, oltre a Juanpe Lopez, ecco Íñigo Elosegui, scalatore, basco e campione spagnolo tra gli Under 23. Lo vedremo testarsi con la maglia della Movistar. Il futuro del ciclismo spagnolo, però, potrebbe essere sulle spalle di Carlos Rodriguez, finito direttamente dagli juniores nelle grinfie del Team INEOS. Per molti è un predestinato; per la verità la sua stagione, al di fuori del calendario spagnolo – dove spesso e volentieri ha dominato sia a cronometro che in salita -, non è stata da strapparsi i capelli. Classe 2001, è tutto da verificare il suo approccio con i professionisti, considerata anche la giovanissima età. Tra le Professional, invece, da seguire lo scalatore Isaac Canton Serrano, in evidenza al Giro di Sicilia 2019, il quale vestirà i colori della Burgos-BH; e il coetaneo Sergio Martin, profilo da cacciatore di tappe adatto ai percorsi vallonati, tra i più regolari del calendario spagnolo e passato alla Caja Rural. Se l’Italia, per certi versi, piange l’assenza di squadre, anche la situazione spagnola non appare delle più rosee e dunque diversi talenti iberici sono costretti a correre con squadre Continental: è il caso di corridori molto interessanti come Berrade, Agirre e Parra, tutti e tre accasati nel 2020 con la Kern-Pharma.

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Decisamente più stuzzicante quello che offre invece la Colombia, che insieme all’Italia è il movimento che vede il miglior rapporto quantità/qualità tra i neoprofessionisti del 2020. In maglia Astana vedremo Harold Tejada, capace di conquistare l’arrivo in salita di La Giettaz al Tour de l’Avenir e di laurearsi campione nazionale Under 23 sia in linea che a cronometro. In entrambe queste corse, alle sue spalle si è piazzato lo scalatore Jhojan Garcia, un anno in meno e tante possibilità di crescere per gradi sfruttando il calendario che gli metterà a disposizione la Caja Rural. Nella squadra spagnola troviamo un altro colombiano: Juan Fernando Calle Hurtado, classe ’99, protagonista assoluto – e a volte incontrastato – del calendario dilettantistico spagnolo. Tornando al World Tour, la Bahrain-McLaren rinforza il proprio pacchetto di scalatori con Buitrago Sanchez. Giovanissimo classe ’99, l’ex Cinelli è stato uno dei corridori più continui del calendario italiano e farà subito il suo esordio al Tour Down Under. In casa UAE troviamo Andrés Camilo Ardila, il quale è stato prima mattatore del calendario colombiano e poi ha dominato il Giro Under 23 conquistando due tappe e la classifica finale. Purtroppo per lui, un problema al ginocchio ne ha condizionato il resto della stagione e dunque c’è la possibilità di dover pazientare parecchio prima di vederlo sui suoi standard anche tra i professionisti, ma età – è del 1999 – e talento sono dalla sua parte. Altro escarabajo dal sicuro avvenire è Juan Diego Alba, classe ’97, vincitore della tappa dell’Aprica al Giro d’Italia Under 23 e terzo nella classifica finale, il quale ha raggiunto il connazionale Rubio nelle file della Movistar. L’ultimo neoprofessionista colombiano passato nel World Tour è il nome che non ti aspetti: Brandon Smith Rivera, che diventa così il quarto colombiano nelle file del Team INEOS. Di un anno più grande di Egan Bernal, Rivera è un vecchio amico e rivale del talento di Zipaquirà e condivide con il campione del Tour de France il luogo di nascita, oltre che una lunga militanza con il Team Specialized-TUGÓ. Protagonista nelle corse sudamericane, il suo compito sarà quello di dimostrare di valere la categoria e di non essere stato messo lì solo per l’affinità con Egan Bernal. Nelle corse in Europa a cui ha preso parte sul finire del 2019 non ha mai rubato particolarmente l’occhio.

©Mihai Cazacu, Twitter

Dalla Colombia all’Olanda, altra nazione che vive un periodo di fermento a livello ciclistico. Il primo corridore di cui parliamo è Nils Eekhoff, reso celebre dalla squalifica nel mondiale Under 23 dopo aver tagliato il traguardo a braccia alzate. Il lungo olandese – in questa stagione vestirà la maglia del Team Sunweb – appare come un corridore capace di dire la sua nelle cronometro brevi e nelle corse di un giorno. Una gara perfettamente tagliata per le sue corde è la Gent -Wevelgem. Sbarca nel World Tour anche Kevin Inkelaar, il quale vestirà la nuova sgargiante divisa della Bahrain-McLaren. Forte soprattutto in salita, il classe ’97 potrà diventare una spalla importante per i propri capitani nei grandi giri, a meno che non riesca a salire di colpi tanto da ritagliarsi uno spazio proprio in futuro. Infine Ide Schelling, classe ’98 della BORA-hansgrohe, all rounder con la fuga nel sangue che trova nel team tedesco tanti corridori a cui ispirarsi.

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La Gran Bretagna, oltre a Hayter, fa esordire nel World Tour altri quattro corridori. Fred Wright, classe ’99, titolato anche su pista, lo vedremo in maglia Bahrain-McLaren. Nel 2019 è cresciuto in maniera esponenziale conquistando ben sei corse su strada, dimostrando grande sagacia dal punto di vista tattico, doti da attaccante e da finisseur, oltre a una certa affinità con le gare di un giorno. Il suo sogno è vincere la Parigi-Roubaix. Gabriel Cullaigh è un passista scalatore dotato di spunto veloce che potrebbe ritagliarsi il suo spazio nelle corse di un giorno; nella prossima stagione correrà con gli spagnoli della Movistar. Con la maglia del Team Sunweb passa professionista lo scalatore classe ’99 Mark Donovan. Uno dei migliori corridori della sua generazione tra gli junior nel 2017 e al primo anno tra gli Under 23, lo scorso anno la sua crescita pare essersi improvvisamente arrestata. Con la maglia della Trek-Segafredo troveremo invece Charlie Quarterman, nome da personaggio di romanzo d’avventura; si distingue soprattutto per le doti nelle cronometro. Infine, tra le squadre Professional, vestirà la maglia della Alpecin-Fenix il crossista Ben Tulett. Il classe 2001, però, come diversi giovani colleghi del fango passati con il team belga, potrebbe essere impiegato su strada con il contagocce.

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Dagli Stati Uniti arriva uno dei talenti più forti e conosciuti in assoluto: Quinn Simmons. Classe 2001, nato in Colorado, pochi mesi fa ha dominato la prova su strada nella categoria juniores al mondiale di Harrogate ed è stato chiamato ad effettuare il doppio salto direttamente tra i professionisti, proprio come avvenuto dodici mesi premi con Evenepoel. Difficile ripercorrere sin da subito le orme del talento belga, mentre è più facile vederlo crescere con calma sul terreno che più gli si addice: quello delle corse in linea. Intanto, in questa stagione potrebbe già assaporare due corse prestigiosissime: Strade Bianche e Parigi-Roubaix. Ci sarà da seguire anche Ian Garrison, americano della Deceuninck, il quale ha già con l’Axeon-Hagens Berman nel 2019 e quindi non andrebbe considerato un neoprofessionista a tutti gli effetti. Su di lui, il direttore sportivo Brian Holm è pronto a scommettere: considerata la sua versatilità, lo paragona a Kwiatkowski e Alaphilippe.

©Johan Jacobs, Twitter

La Svizzera, oltre a Bissegger, dopo l’estate vedrà all’esordio nei piani alti del World Tour un altro ragazzo che fa della multidipisciplinarietà l’arma con cui andare all’attacco del ciclismo di vertice: Johan Jacobs. Nel 2019, il ciclocrossista svizzero, al primo anno a tempo pieno sulla strada, con la maglia della Lotto Under 23 ha conquistato il secondo posto alla Parigi-Roubaix Espoirs alle spalle di Pidcock, mentre con quella della sua nazionale ha vinto la cronosquadre che apriva il Tour de l’Avenir ed è stato a lungo in fuga al mondiale di Harrogate. Anche per lui, come per diversi suoi compagni di squadra, la possibilità di crescere per gradi, anche se l’assenza quasi totale di uomini adatti alle corse del Nord potrebbe dargli la possibilità di vestire i panni della scommessa. Passa professionista anche Joel Suter, però nella categoria Professional: Bingoal, per lui. Nella squadra belga potrà crescere sfruttando un calendario di buon livello.

©Hagens Berman-Axeon, Facebook.

Dalla Danimarca diversi corridori sbarcano nel World Tour, ma alcuni non saranno dei veri e propri neoprofessionisti, avendo corso nel 2019 con squadre Continental: è il caso di Bjerg, vincitore degli ultimi tre titoli mondiali a cronometro tra gli Under 23, che passerà nel World Tour con la maglia della UAE dopo l’esperienza nella squadra di Axel Merckx: l’Axeon-Hagens Berman. Stesso discorso vale per Andreas Stokbro Nielsen, passistone danese vincitore del Fiandre Under 23, che dalla Riwal passa alla NTT. Troverà, nella squadra di affiliazione sudafricana, Michael Carbel, classe ’95 con un passato già in team Professional e una medaglia di bronzo mondiale conquistata a Bergen nella prova in linea. Interessante il profilo di Jesper Schultz – nuovo innesto dei danesi della Riwal -, ma soprattutto di Niklas Larsen (’97), Julius Johansen (’99), Morten Hulgaard (’98) e del più giovane di tutti, il classe 2000 Jacob Hindsgaul Madsen. Da quest’anno i quattro faranno parte della ambiziosa e rinnovata Uno-X Norwegian Development Team, appena salita di categoria e che da subito si misurerà con i professionisti.

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Germania: detto di Rutsch, l’altro elemento di grande interesse è rappresentato da Georg Zimmermann. Il ventiduenne passa nelle file della CCC dopo aver vissuto diverse stagioni da protagonista assoluto nel calendario internazionale Under 23. Fuggitivo per vocazione, adatto soprattutto alle corse di un giorno vallonate, non è da escludere una sua metamorfosi negli anni a venire in un corridore da corse a tappe, pur al momento facendo fatica a cronometro. Passa definitivamente nel World Tour, con la maglia della Deceuninck, anche Jannik Steimle, che lo scorso anno da stagista ottenne da subito un bel successo al Kampioenschap van Vlaanderen battendo diversi corridori importanti. È dei giorni scorsi, però, la notizia di un delicato intervento al cuore che potrebbe estrometterlo per un lungo periodo dall’attività agonistica. Con la maglia della Movistar, molto attenta quest’inverno al mercato dei giovani, sbarca anche il passista classe ’99 Juri Hollmann, stagista con la maglia della Katusha sul finire della scorsa stagione. Da seguire, infine, Martin Salmon, corridore adatto alle corse di un giorno impegnative e che ha fatto vedere le cose migliori tra gli juniores. Dopo aver assaporato in prova il professionismo, passa a tutti gli effetti con la Sunweb in questo 2020 e con il sogno di poter conquistare un giorno il Giro di Lombardia.

Altri nomi interessanti, alcuni dei quali potrebbero già da quest’anno rompere il ghiaccio, sono il magiaro Peák (Mitchelton-Scott), corridore tutto da seguire anche sui social network e cresciuto in modo esponenziale in queste due stagioni; è a suo agio nelle prove in linea, ma con margini anche in quelle a tappe. C’è anche lo scalatore ecuadoriano Jefferson Alexander Cepeda Ortiz, vincitore dell’ultima frazione del Tour de l’Avenir e nuova scommessa sudamericana di Gianni Savio. Quest’anno, nel Clásico RCN, ha sconfitto in salita Óscar Sevilla, corridore di ventidue anni più anziano. Dall’Australia arriva Alexander Evans, anche lui vincitore di una tappa all’Avenir, corridore esplosivo in salita che esordirà a tempo pieno tra i professionisti con la maglia della Circus-Wanty Gobert.

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Un occhio di riguardo per Vadim Pronskiy, kazako, il quale rimpinguerà le fila dell’Astana. Nel 2018 ha vinto il Valle D’Aosta e in ottica futura sarà uomo da corse a tappe. Vista la non giovanissima età media del team di Vinokourov, avrà la possibilità, in futuro, di giocarsi carte importanti. Dal Portogallo arriva Joao Almeida (Deceuninck-Quick Step). Per lui vale sempre il discorso affrontato per Garrison e Bjerg sui corridori provenienti dalla Axeon. Nelle categorie giovanili si è distinto soprattutto nelle corse a tappe. Dall’Etiopia lo scalatore Hailemicheal, mentre dall’Eritrea Binyam Ghirmay: entrambi vestiranno la maglia della Nippo-Delko Marseille. Se il primo è uno scalatore, il secondo lo scorso anno è stato il primo classe 2000 a vincere tra i professionisti – prima ancora di Evenepoel! – battendo in uno sprint Greipel, Manzin e Bonifazio. Corridore duttile, se dovesse dimostrarsi abile anche nel correre in gruppo e dovesse salire di colpi anche nelle corse più difficili grazie al calendario che la squadra francese gli metterà a disposizione, potrebbe essere un corridore capace di primeggiare in diversi tipi di corsa, soprattutto in quelle di un giorno.

Per il Lussemburgo il nome nuovo è Michel Ries (Trek-Segafredo), regolarista nelle corse a tappe; potrebbe diventare un valido elemento a supporto dei capitani nei grandi giri. Mentre correrà nella nuova Vini Zabù-KTM Jan Petelin, elemento adatto alle prove di un giorno, magari quelle italiane – anche se è lecito, visto il suo storico tra i dilettanti, non aspettarsi da subito grandissime cose.

Fanno il salto nel professionismo anche Sleen e Leknessund. I due norvegesi salgono di categoria con tutta la loro squadra di appartenenza. Sleen è stato uno dei protagonisti assoluti dell’ultimo Tour de l’Avenir, locomotiva sia in pianura che in salita, fondamentale il suo apporto per il successo finale di Foss. Leknessund ha avuto una stagione divisa in due: una prima parte da protagonista assoluto, una seconda complicata da alcuni problemi fisici che gli hanno tolto la possibilità di cogliere tutti i suoi obiettivi prefissati. Il prossimo anno dovrebbe passare nel World Tour con il team Jumbo-Visma. Per il momento siamo curiosi di vederlo nelle sue prime uscite tra i professionisti, anche se verosimilmente il suo focus stagionale potrebbe essere tra Avenir e Mondiale di categoria, su un percorso che gli si addice particolarmente.

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Dal Canada arriva l’interessante classe ’98 Zukowsky, che proseguirà la sua evoluzione nella Rally Cycling, dove potrà crescere con calma e avere un primo serio approccio con il calendario europeo anche a livello professionistico. La Serbia, in un colpo solo, lancia tra i professionisti due ragazzi da seguire assolutamente: Dušan Rajović, ruota veloce adatta anche a percorsi misti, ideale la scelta di correre in Francia su tracciati nervosi e senza respiro; e Veljko Stojnić, classe ’99 cresciuto in maniera repentina nella scorsa stagione e del quale ancora non si conosco i limiti. Vestirà i colori della Vini Zabù-KTM in una sorta di filo conduttore dopo la stagione nel Team Franco Ballerini.

Chiudiamo con Estonia e Austria. La nazione baltica vedrà esordire nel World Tour il veloce Norman Vahtra (Israel Start-Up Nation), mentre l’Austria cerca continuità ai buoni nomi esplosi nelle ultime stagioni con prospetti interessanti come Patrick Gamper – attaccante nato e che si potrebbe rivelare un importante tuttofare con la maglia della BORA – e lo scalatore Felix Gall, che va a rimpolpare la rosa di una Sunweb che ha decisamente abbassato la sua età media ingaggiando tanti giovani di belle speranze.

 

 

 

Foto in evidenza: ©Giro d’Italia Under 23

Alessandro Autieri

Alessandro Autieri

Webmaster, Fondatore e direttore editoriale di Suiveur. Doppia di due lustri in vecchiaia i suoi compagni di viaggio e vorrebbe avere tempo per scrivere di più. Pensa che Mathieu Van der Poel e Wout Van Aert siano la cosa migliore successa al ciclismo da tanti anni a questa parte.